Lo spaventapasseri



Bruno Morchio
Lo spaventapasseri
Garzanti
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L’investigatore Bacci Pagano viene ingaggiato dall’ex compagno di liceo, Cesare Almansi, avvocato di grido in corsa elettorale per un seggio parlamentare.
Il principe del foro genovese riceve infatti minacce telefoniche (“Una voce di uomo contraffatta, quasi metallica, ripete la solita solfa: ritirati o sarà peggio per te”) e l’ipotesi più verosimile è che la sua candidatura infastidisca qualcuno: “La tua attività di avvocato degli sfigati e le tue battaglie ambientaliste sono la bandiera che ha indotto la coalizione a presentare uno come te, la coscienza immacolata estranea ai giochi della politica”.
Bacci Pagano accetta l’incarico per un debito di riconoscenza che ha verso Cesare: lui e suo padre l’hanno tirato fuori di prigione, quando è stato ingiustamente incarcerato per terrorismo…
L’indagine mette Bacci in contatto con l’entourage di Cesare: tra i collaboratori vi è anche l’affascinante Lou, responsabile dell’ufficio stampa, della quale l’investigatore s’innamora.
Nella Genova tanto cara a Bruno Morchio (“…mi rintano nel caldo rifugio del Caffè degli Specchi. Siedo al tavolo che dà sulla vetrina di salita Pollaiuoli, dove Agostina Belli e Vittorio Gassman hanno recitato nel film Profumo di donna”), Bacci Pagano cerca di districarsi tra nostalgie e ricordi (“Avere aperto l’album di famiglia mi ha scaraventato in un buco di disperazione che non ha nemmeno avuto il pregio di rendersi riconoscibile”), viene a contatto con le pericolose collusioni tra ‘ndrangheta, politica e imprenditoria, finisce con l’indagare sul delitto che ha coinvolto Adele, la sorella di Lou…
Dallo stile trasuda la “genovesità” dell’autore (“una donna alta e robusta come un camallo”), che imprime spessore umano e sentimentale alla propria creatura (“il passato è un alibi, l’ultima favola che ci raccontiamo quando non vediamo futuro davanti a noi”), qui impegnata… a vestire gli stracci de “Lo spaventapasseri” del titolo (“Il mio vecchio compagno di scuola mi ha usato come uno spaventapasseri”).
Un romanzo giallo intriso di retro pensieri e riflessioni, aforismi e riferimenti (“Quella della Sagan era una domanda retorica, come si fa a non amare Brahms?”), imbastito di dialoghi spesso ironici e divertenti, che tuttavia non mutano il sottofondo di malinconia per la gioventù, la città, le passioni intense ma non corrisposte…
Lettura consigliata!

Bruno Elpis

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