Tempi glaciali



Fred Vargas
Tempi glaciali
Einaudi
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Parigi e Grimsey (Islanda). Aprile e maggio scorsi. Nel XV° accadono due strani apparenti suicidi, il vulcanico commissario Bourlin non si fida e coinvolge quelli dell’Anticrimine, che operano nel XIII°. Il piccolo commissario capo Jean-Baptiste Adamsberg, bel mattiniero ultracinquantenne, cafone montanaro originario del pirenaico Béarn (padre calzolaio), pelle olivastra, lineamenti scavati, capelli bruni spettinati, naso aquilino, algoso sguardo svagato, mento debole, al polso sinistro due orologi (imprecisi), ha perso autorevolezza fra i suoi 27 collaboratori. Anche il vice (di fatto) meticoloso colto comandante Adrien Danglard questa volta vede crescere dubbi e incomprensioni. Prima sembra che tutto risalga a una storia di 10 anni primi in Islanda, violenze e cannibalismo gestiti da un cattivo che teneva in pugno 11 francesi isolati, a stento sopravvissuti per giorni. Poi prevale la pista di un’associazione di ammiratori della Rivoluzione e del Terrore, la società per lo studio degli scritti di Maximilien Robespierre. Morti antiche e nuove si aggiungono, qualcosa ruota intorno a un allevamento della periferia, suicida (?) il conte, bugiardi il figlio e il segretario.
Ah, ce ne fossero di gialliste poetiche così! L’ottima archeozoologa dotatasi dello pseudonimo Fred Vargas è lieve e ironica, doppia e multipla, fiabesca e illuminosa: una musicale leccornia per l’estate. Narra in emozionante terza quasi sempre sul protagonista, invidiato non solo dall’autrice (che fatica a creare grandi femmine seduttive). La cosa più acuta e divertente sono gli opposti colleghi e subalterni, spesso riuniti in “concilio” con il capo: i positivisti materialisti disturbati dalle divagazioni erratiche e gli accomodanti per i quali c’è poco di male a spalare nuvole di tanto in tanto, cui si aggiungono moderati ed esitanti (destra e sinistra verso il centro). Soliti dialoghi surreali e curiosità linguistiche, uno stile assecondato da stranezze ossefiane e multimediali. Interessante le citazioni dei grandi personaggi storici, la concretezza non difetta. In copertina il cinghiale Cino. Segnalo che il moto prevale sempre (contro stabilità e inerzia). Si usa il vino per far allentare i freni.

Valerio Calzolaio

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