Troverò la chiave – Alex Ahndoril 



Alex Ahndoril
Troverò la chiave
Longanesi
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Se amate i classici gialli in cui c’è un omicidio che riguarda un’intera famiglia, influente quanto umanamente sgangherata, tanto da rinchiudersi nella loro lussuosa tenuta per effettuare le indagini, dovreste leggere Troverò la chiave di Alex Ahndoril, il nuovo pseudonimo di Lars Kepler. Dietro questo nome prolifico, ideatore di storie al cardiopalma quali L’ipnotista, si nasconde una coppia di coniugi scrittori svedesi, Alexander Ahndoril e Alexandra Coelho Ahndoril che firmano questo libro con il loro vero cognome
Questo romanzo, in particolare, appartiene al cosiddetto “giallo a enigma”, quasi che gli eventi stiano rinchiusi in una di quelle scatole cinesi che si aprono a ripetizione, contenendo in sé altre sorprese.
I protagonisti sono l’investigatrice privata Julia Stark, titolare dell’omonima agenzia investigativa, e il suo ex marito poliziotto Sidney Mendelson. 
È agosto e un uomo di mezza età si presenta in ufficio da Julia, chiedendole di indagare su una foto che ha trovato sul suo cellulare, in cui vi è un maschio corpulento legato e ferito, col viso coperto da un sacco di juta. Il cliente in questione è PG Mott, rampollo di una ricca famiglia di Stoccolma che commercia in legname. Colpito sovente da vuoti di memoria, PG dice di non riconoscere il soggetto nella foto né di sapere come sia finito sul suo telefonino, sebbene sia impaurito e tema di avergli fatto lui stesso del male. Vittima da anni di abuso di alcol e psicofarmaci, chiede aiuto a Julia per far luce sull’accaduto e sulle sue eventuali responsabilità.
Julia capisce di poter unire l’utile al dilettevole. Propone così all’ex marito Sid di accompagnarla nell’indagine, che si presenta difficile e avverrà nella lussuosa quanto antica villa di famiglia, dove i due saranno ospiti.
Una sorta di disturbo da stress post-traumatico fa sì che Julia abbia una netta idiosincrasia per il contatto umano. Non sopporta di essere toccata ed è chiaro che Sid non sia per lei solo un amore non ancora finito, ma anche un valido punto d’appoggio. Il suo passato è indicibile e ce lo svelerà lei stessa lentamente, tra le pagine. 
Faremo così la conoscenza della stramba famiglia Mott, al gran completo. Per nulla esente da bizzarrie, aspetti cinici e miriadi di segreti nascosti da generazioni.
Julia ha un approccio singolare, nell’affrontare l’analisi dei fatti. Si basa molto sulle sensazioni, sulla fisiognomica e sulle luci che riflettono frangenti di verità. Però deve anche sperare nella confessione del colpevole, poiché sono metodi tutt’altro che scientifici e possono fare perno sul senso di colpa o sull’infelicità del malcapitato di turno.
Prenderà anche degli abbagli, ai quali saprà porre rimedio. Perché è una donna arguta e dai vari particolari, alla fine, potrà ricostruire il corretto svolgimento dei fatti.
La prosa è evocativa, il ritmo incalzante. Di sicuro non ci si annoia. 
Julia non è la solita eroina intelligente e perfetta. In lei si cela un abisso sempre pronto a ghermire, che la getta nello sconforto. Claudicante, sfregiata, è del tutto umana. Sid rimane ai margini, molto probabilmente verrà caratterizzato meglio nel secondo episodio, perché il finale autoconclusivo già mette in conto che ci sarà. 
Una volta superato il fatto che l’omicidio di un uomo sia lasciato totalmente in mano a un’investigatrice privata e che quindi la polizia non intervenga mai, per una sorta di misterioso motivo, e che per identificare la vittima a nessuno venga in mente di andare a fare un controllo a casa sua, si può definire Troverò la chiave, pubblicato nel novembre 2023 da Longanesi, con traduzione di Andrea Berardini, una storia piacevole.
Un libro consigliato a chi ama le residenze antiche, coi loro abitanti e gli antri bui, dove le colpe dei padri ricadono sui figli e ciascuno cerca di nascondere la vera natura.
A chi ama le indagini fitte, di botta e risposta. Dove le domande non sono mai troppe e le risposte mai del tutto soddisfacenti.

Cristina Biolcati

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