Salvo Toscano
Memorie di un delitto
Newton Compton
Il terzo incontro sul palco di AgrigentoNoir festival del giallo ad Agrigento, nato da un’idea di Alessandro Accurso Tagano, libraio illuminato promotore culturale di questo angolo di paradiso, è con Salvo Toscano, giornalista e scrittore, semifinalista al Premio Scerbanenco e finalista al Premio Zocca Giovani. È autore dei romanzi incentrati sulle indagini dei fratelli Corsaro (Ultimo appello, L’enigma Barabba, Sangue del mio sangue, Insoliti sospetti, Una famiglia diabolica, L’uomo sbagliato, La tana del serial killer e Memorie di un delitto) e di Falsa testimonianza e Joe Petrosino. Il mistero del cadavere nel barile. È stato tradotto nei Paesi di lingua inglese.
Il Libro
L’avvocato Roberto Corsaro riceve una strana lettera nel suo studio: un’anziana nobildonna vuole incontrare lui e il fratello Fabrizio, giornalista, per proporre loro un incarico. Incuriositi, i Corsaro accettano l’invito e raggiungono la donna a Modica. Il compito che l’anziana affida loro è però più complicato del previsto: dovranno riaprire un caso di omicidio risalente a trent’anni prima, una torbida storia che ruota intorno all’uccisione, in una villa di Cefalù, di una giovane ragazza. Attraverso le loro indagini e i racconti di chi visse in prima persona quella vicenda, i fratelli Corsaro compiranno un viaggio a ritroso nel tempo, scoprendo una Sicilia diversa… e una terribile verità.
Approfittiamo dell’evento per fare qualche domanda all’autore pochi minuti prima della presentazione de suo libro in anteprima nazionale
Partiamo da una domanda di rito: da dove nasce la storia di Memorie di un delitto?
Nasce dall’idea di raccontare una storia del passato. Mi piaceva l’idea di indagare su un delitto molto indietro nel tempo che mi offrisse l’occasione di dare un’occhiata alla Palermo di trent’anni fa e cercare di coglierne le differenze con quella attuale.
Con questo libro siamo di fronte ad un giallo che grazie alla sua particolare struttura ci dona dei personaggi che alla fine conosciamo perfettamente, in quanto ne riusciamo a seguire le vicende che si sviluppano in un arco storico temporale di oltre trent’anni. Ci racconti il metodo per arrivare a rendere un personaggio così intenso e completo?
Non è facile, ci vuole molto lavoro di introspezione. Ho cercato di ricordarmi com’ero io e come erano le persone che conoscevo quando avevo vent’anni. Confesso che non è stato un esercizio facile visto che purtroppo è passato un bel po’ di tempo dai miei vent’anni. La cosa che mi è piaciuta di più è stata soprattutto indagare sui rapporti femminili, fra le amiche, perché di solito sono più complessi di quelli che si creano tra amici maschi, hanno sempre con se degli elementi più interessanti da approfondire per un narratore. Poi nel raccontare questi personaggi trent’anni dopo, ho fatto tutta una riflessione sullo scorrere del tempo che è in assoluto il tema fondamentale di questo che è un libro sul tempo che passa.
Quello che realmente muove questo romanzo è l’amore di una madre che vuole morire conoscendo una verità che ancora non ha o quantomeno non riesce a provare agli altri. Credi che il riscatto riesca veramente a compensare una mancanza?
No, io penso che niente possa compensare la mancanza della madre che perde un figlio. Non è un vuoto colmabile, ma ci sono delle cose che sono consolatorie. Ci sono dei dolori nella vita da cui non si guarisce, che restano e vengono suturati, ma è chiaro che esistono tutta una serie di cose che possono lenire quel dolore o possono aiutare a conviverci. In questo caso per esempio il dolore di una madre che perde il figlio, accusato di un delitto, chiaramente vuole essere lento dal dare giustizia seppure tardivamente:
Quanto è importante la Sicilia nelle tue storie?
La Sicilia è sempre coprotagonista delle mie storie. Ho ambientato tutti i miei romanzi in Sicilia tranne uno, ma in quel caso (Joe Petrosino – Newton) ho portato i siciliani a New York. La Sicilia per me è sempre fonte di ispirazione, anche per i non siciliani, penso per esempio a Pietro Germi per il cinema. Poi è chiaro e in questo libro l’ho scritto, che noi siciliani viviamo il rapporto con la Sicilia tra amore e odio, perché questa è una terra seduttrice che, quando tu vorresti odiarla con tutto il cuore, lei si mostra con le sue bellezze, le sue morbidezze e ti stordisce i sensi e si fa amare comunque. Però non è mai un amore facile quello per la Sicilia.
Ringraziamo Salvo Toscano per la disponibilità e rinnoviamo l’appuntamento con AgrigentoNoir che ha ancora in serbo tante sorprese.