Tullio Ostilio. Il lupo di Roma – Franco Forte, Scillla Bonfiglioli, Marina Alfieri



Franco Forte, Scillla Bonfiglioli, Marina Alfieri
Tullio Ostilio. Il lupo di Roma
Mondadori
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Terzo re di Roma, e un protagonista completamente diverso da Numa, della leggendaria storia legata il passato della penisola. Terza storia  questa di Tullo Ostilio che,  pur inevitabilmente segnata dall’alone di esoterica magia legata della avventurosa saga dei re di Roma, si dimostra finora  anche quella con maggiori caratteristiche gialle noir. L’alone di antico mistero infatti si squarcia più volte e con affilata precisione in corrispondenza di tutta un una corposa serie di premeditati  delitti. Delitti barbari ed efferati commessi da una o più  mani omicide, spesso armate solo da bieca volontà di ladrocinio, stupro o peggio.
Tullo Ostilio, (673 – 642), tra i successori di Romolo, il più vicino e simile a lui, come lui eletto  fra  pastori ma guerriero e conquistatore, ci pare quasi un’indispensabile controfigura del primo re  adatta a proseguire ed esaltare  la mitica tradizione di Roma. Si narra infatti che Tullo Ostilio   fu scelto dai senatori perché era un romano, ovverosia un latino,  discendente da Osto Ostilio uno dei  fondatori della città che aveva combattuto con Romolo. Un uomo un nobile,  che  pur benestante anzi  ricco di famiglia, abitava ancora in una domus, senza pretese, alle pendici del Celio all’altezza della Velia,  e là decise di restare.  E, sempre per sua decisione,  rifiutò sia  lo sfarzo della reggia accanto al foro che era stata di Numa Pompilio, che di vivere protetto dalle mura cittadine come aveva fatto Romolo. Decisioni o meglio precise scelte che non furono le sole a scombussolare il senato. I re che lo avevano preceduto infatti fruivano di diritto anche  di un vasto patrimonio di fertili terreni agricoli legati alla carica. Tullo invece, dopo aver dichiarato che quanto possedeva gli bastava, vi aveva subito rinunciato a favore di coloro che non avevano niente.  Decisione  che aveva disorientato i patrizi romani, ma aveva schierato al suo fianco i povere e  i contadini.  E  a maggior ragione disorientava i romani il fatto che  Tullo abitasse ancora nostalgicamente  nella casa della sua infanzia, dove aveva vissuto la sua breve ma felice vita matrimoniale  con Clara, una specie di  rifugio di canne e argilla, col tetto di paglia da riparare dopo ogni  grossa intemperia e col fuoco dei penati acceso nell’unica sala.                                   
Si dice che sangue chiami sangue. Un detto che calza molto bene a Tullo Ostilio. Sarà il disgustosamente dolciastro sapore del sangue, vedi  quello della giovanissima moglie uccisa davanti a lui o quello, involontariamente versato di sua mano, dell’amato  fratello Avilio, a fare di lui l’uomo e il re che fu. Un uomo senza dei,  senza fede, tormentato dai fantasmi del passato. Possibile? O forse era solo l’antico retaggio che riemergeva prepotente. Chissà? Ma cosa c’era da aspettarsi?
Dopo la morte di Numa Pompilio lo spirito di pace era solo destinato a indebolirsi. Il vecchio e saggio  re sabino aveva controllato uomini e potere con il suo fervore sacerdotale fino all’ultimo, ma gli animi sobbollivano minacciosamente e i torti fiorivano, ferendo le carni dei suoi sudditi.   E poi,  al contrario di Numa, Tullo, l’abbiamo già spiegato, non credeva ai poteri delle divinità. Non capiva l’ostinazione con cui il suo re, Numa Pompilio, li aveva onorati sempre, celebrandoli  con feste e preghiere. Come se i numi, quegli esseri oscuri e capricciosi, fossero sempre là per ascoltare le richieste degli uomini. Le sue, di sicuro, non le avevano mai né ascoltate né esaudite, soprattutto il giorno in cui avevano lasciato morire Clara, la sua adorata moglie, una ragazza  di quindici anni bella da far invidia alle ninfe e poi l’avevano imprigionato nelle spire dei sensi di colpa, dell’ eterno rimorso per la morte di Avilio. No !
Lui  sa per certo che Roma deve cambiare passo. Basta con le orazioni e i quotidiani sacrifici a Giove e agli altri dei. D’ora in avanti ci vuole un sovrano che faccia dell’ Urbe una città o meglio uno stato sempre più forte, difeso da valorosi guerrieri e bene armato. Uno stato temuto e da tutti considerato  inattaccabile.
E dal momento in cui, al funerale di Numa, il popolo lo chiama Lupo di Roma, e lo acclama come suo terzo re, per Tullo Ostilio conteranno solo  l’Urbe, la guerra e la conquista  Perché Tullo Ostilio è  un sovrano che ama e vuole il meglio per la sua gente, ma anche un uomo solo, senza affetti o legami. Un re da guerra dunque. Ma i romani sono un popolo di pastori non di guerrieri. Hanno beatamente vissuto decenni di pace.
Il panegirista romano Floro ha scritto però  che, da quel momento, Tullo si fece carico  d’insegnare ai giovani romani la disciplina militare e l’arte della guerra . E, dopo averli istruiti e  formati, osò attaccare gli Albani, popolo vicino e potente che da anni con finte e razzie provocava l’ego romano. Da questo momento un diabolico gioco  di intrighi, biechi delitti, esecuzioni, duelli,  falsi tradimenti, pericolose intromissioni semidivine con gli Hirpi sorani, arcaici sacerdoti locali, quasi patti con diavolo,  e tradimenti traboccano dalle pagine di ogni capitolo.
Le città vicine cadono sconfitte e conquistate una dopo l’altra. Tullo Ostilio  alla testa del suo esercito si scontra  con gli Albani, comandati prima da Cluilio, e dopo la sua eliminazione, da Mezio Fufezio. Ma  la lunghissima  guerra sfianca gli eserciti al punto che per risolverla  si decide di metterne le sorti nelle mani   degli  Orazî e Curiazî. Il  celeberrimo duello  tra tre gemelli romani e tre gemelli albani con la vittoria di Marco Orazio,  unico combattente superstite che la risolve a favore di Roma, Alba Longa deve accettare la sconfitta ma di malanimo tanto che in seguito, quando si rifiuta di aiutare Roma nel conflitto con Fidenae, arrivando addirittura a schierarsi contro,  per sospetto di tradimento Tullo Ostilio arriva a far giustiziare re Mezio e a distruggere Alba.  Prima però fa trasferire tutte le ricchezze della città e deporta tutti gli abitanti sul Celio,  allargandone il pomerio in modo da includere il colle. Ha ampliato i confini di Roma e  accolto  le famiglie nobili albane nel patriziato cittadino.
Le sue guerre vittoriose  durate più di cinque anni con Alba Longa (a 12 miglia da Roma), Fidenae (18 miglia) e poi con l’etrusca Veio (6 miglia) a segnare  le prime conquiste e il primo allargamento territoriale ed economico del dominio romano. Negli ultimi anni di vita si trasferisce a vivere nella reggia sul Celio e fa edificare la Curia Ostilia, la prima vera sede del Senato nell’antico Comizio del Foro.                                                                                     
Secondo il mito che si vuole storia: Tullo Ostilio fu un buon re e un valoroso condottiero. Ma non era immortale. Infatti quando una terribile pestilenza  si abbatté sui Romani decimandoli, anche lui ne fu vittima. Fu considerata una punizione divina. Giove irato si vendicava. A mali estremi, estremi rimedi  ragion per cui anche lui, Tullo, il senza Dio , sotto la pioggia battente pregò e scongiurò Giove pregandolo di intervenire in favore del suo popolo. Come risposta,  un fulmine,  venne giù dritto  dal cielo, bruciò lui e incenerì la sua dimora (sempre buoni e cari questi Dei).  Insomma forse Tullo aveva pregato Giove troppo poco?
Comunque la leggenda dice che la sua morte fu interpretata dai Romani come un monito a scegliere, meglio il nuovo re, magari uno più devoto, insomma meno bellicoso E allora optarono per il pontefice Anco Marzio,  nipote di Numa Pompilio. 

Franco Forte (Milano 1962) cura le collane da edicola Mondadori (Il Giallo, Segretissimo, Urania) ed è uno dei più importanti autori italiani di romanzi storici. È anche autore di serie televisive e film.

Scilla Bonfiglioli (Bologna 1983), coautrice insieme a Franco Forte del romanzo La bambina e il nazista, ha vinto il premio Altieri Segretissimo e il Gran Giallo Città di Cattolica.

Mina Alfieri, nata e cresciuta a Bologna, è laureata in Lettere e Filosofia e lavora come correttrice di bozze e ghostwriter. Con Tullo Ostilio. Il lupo di Roma è al suo esordio come autrice.

Patrizia Debicke

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