Figlia della cenere – Ilaria Tuti



Ilaria Tuti
Figlia della cenere
Longanesi
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Teresa Battaglia è una donna temprata da una vita difficile e dolorosa, che l’ha resa forte e determinata, una leader capace di unire attorno a sè una squadra di poliziotti che la seguono e la amano. 
L’abbiamo seguita nelle tre precedenti indagini che l’hanno vista protagonista – “Fiori sopra l’inferno” (2018), Ninfa dormiente (2019 ) e  Luce della notte (2021) – e ci ha affascinato con la sua personalità.
Torna in questo libro molto più fragile, dopo le difficoltà e il pericolo mortale dell’ultima vicenda, afflitta ancora dal diabete e dall’aggravarsi del morbo di Alzheimer che le toglie, poco alla volta, quello che nella vita di ognuno è fondamentale, la memoria. Ma Teresa non si arrende

Chi poteva dire che il futuro sarebbe stato solo disperazione? Forse, dimenticare era un ingrediente della felicità e quello era un viaggio al termine della notte.

Il nuovo caso le fa rivivere momenti terribili della sua vita. Il suo passato era chiuso in una tomba, ma piano piano, capitolo dopo capitolo, si svela. Ventisette anni prima, era sposata con Sebastiano, uomo violento che le ha spezzato tutte le ossa e ucciso il bambino che portava in grembo. Lei, ispettrice alle prime armi, in lotta con un mondo maschilista, era specializzata in una scienza giovane, la criminologia: con le sue capacità di profiler riescì a vedere oltre l’apparenza dei fatti e a far catturare un serial killer, Giacomo Mainardi, pluriomicida e reo confesso. Dopo tanti anni è rimasto un filo di comprensione e quasi d’affetto tra i due, lui chiuso in carcere a creare mosaici, lei che lo visita regolarmente tutti i mesi, lui criminale con una ferita profondissima nel corpo e nell’anima, lei che vede in lui una vittima, prima che un carnefice. 
Perchè spesso dietro i mostri si nasconde una sofferenza indicibile, un’infanzia violata, e Teresa lo sa bene.

Siamo tutti vittime di qualcuno e tutti siamo stati almeno una volta carnefici. Alcuni si salvano o vengono salvati. Altri soccombono. Pochi, per fortuna, diventano quello che è Giacomo. Questo è lui, un ragazzino che si sentiva già morto quando i suoi coetanei immaginavano e progettavano il futuro.

Teresa è la figlia della cenere: una donna d’ossa, senza più pelle, risorta dalla violenza subita. “Ossa gettate come astragali”

Eri polvere, ma la sofferenza è diventata fuoco…Ti ha resa incandescente. E dalla cenere della tua vita precedente sei rinata. Questo è il destino dei comandanti, commissario Battaglia. Non abbassare mai più la testa, davanti a niente e a nessuno. Nemmeno a te stessa.

La nuova disabilità sembra averle tolto dalle spalle il peso di una vita solitaria e piena di responsabilità: a meno di sessant’anni si ritrova circondata da persone che la amano e la sostengono, mentre lei compie ancora la magia di capire, di collegare gli elementi di un’indagine perchè vede col cuore oltre che con la mente, ha compassione, trova il significato nascosto dietro i sacrifici umani dell’assassino.

Teresa Battaglia, invece, accettava la loro natura e così facendo la strappava al senso di repulsione. Lei riusciva a prendere tutto delle persone che aveva davanti, anche l’orrore più grande, come un dato di fatto. Ecco perché era così brava nel suo lavoro. Non giudicava, non si scandalizzava. Cercava sempre di comprendere. Ma questo aveva un prezzo. Soffriva, con loro

Attratti dalla sua forza, i componenti della sua squadra non la lasciano sola: il rapporto con Massimo Marini è quello madre-figlio, figlia-padre, lui la ama e la detesta, la teme e l’ammira, ne riceve forza e la sostiene, è sempre presente.

Il viaggio dell’indagine porta a rivelare molti segreti di Aquileia, nascosti tra gli antichi mosaici, tra i simboli di una religione passata, tra avvenimenti del VI secolo e le lotte tra i primi cristiani, gli gnostici, eretici per i cristiani ortodossi e quelli che praticavano culti egizi.  Così Ilaria Tuti ci conduce, ancora una volta, in un viaggio alle radici storiche della sua terra, con una scrittura di grande ricchezza, che tocca profondamente il lettore, attraverso l’uso di parole che colpiscono con immagini e suoni, altre che muovono emozioni con una potenza non comune. Una scrittura che ammalia.

L’intreccio toglie il fiato, nell’alternanza dei tre tempi della storia che scivolano l’uno nell’altro fluidamente, a comporre un mosaico indimenticabile, con un finale aperto che ci fa sperare presto nella continuazione della storia di un personaggio unico e straordinario come Teresa Battaglia.

Madre d’ossa. Stai attenta

Tiziana Viganò

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