La spinta – Ashley Audrain



Ashley Audrain
La spinta
Rizzoli
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Da un lato c’è il senso materno, dall’altro c’è Blythe. Lei è la terza generazione di una famiglia in cui le donne non dovrebbero essere madri. 
Blythe e Fox si conoscono dal liceo e decidono assieme di mettere su famiglia. Malgrado le perplessità di lei, nasce Violet e da quel momento in poi iniziano le riflessioni sul senso di maternità che Blythe non è sicura di poter affrontare al meglio, perseguitata dalla sua stessa infanzia a causa di una madre impegnativa anch’essa frutto dei problemi di Etta, la nonna di Blythe, ma soprattutto perché intuisce da subito che qualcosa in Violet potrebbe non andare per il verso giusto.
Il romanzo si muove in un ambiente in cui tutti cercano di fare il loro meglio, senza tra l’altro sapere cosa sia effettivamente il meglio. Due giovani genitori alla prima esperienza. Una continua lotta tra le certezze di Fox che non vede problemi e Blythe che a causa delle sue ansie non riesce a rendersi conto se il problema è lei o è Violet ad essere una bimba cattiva, un mostro. Ma Fox e Blythe sono diversi soprattutto perché diversa è stata la loro infanzia, diversa a loro estrazione sociale. I due sono figli innanzitutto dell’ambiente che li ha cresciuti. Blythe abbandonata dalla madre che in ogni caso non aveva mai provato a farla sentire figlia, mentre Fox coccolato in un ambiente sano e perbenista, protettivo ed estremamente materno. Lei con la vicina di casa che è l’unica persona che le da un minimo di affetto, lui con una madre fin troppo perfetta.
Il libro inizia con Blythe che dalla strada, guarda Fox e Violet giocare davanti ad una finestra della loro casa, Blythe non fa più parte di quella famiglia e Fox ha una nuova compagna. Gli sguardi di madre e figlia si incrociano e in quel preciso istante Blythe decide di raccontare la propria versione dei fatti. Da quel momento in poi inizia nella mente della donna un viaggio a ritroso a partire dal suo rapporto con Fox, intervallato da ricordi d’infanzia e dai racconti di porzioni della vita di sua madre.
Il romanzo è ben scritto, i capitoli sono brevi e la tensione cresce in maniera costante tenendo il lettore attaccato alle pagine. Un thriller psicologico di spessore sia per costruzione che per tematiche affrontate, pagine in cui riflettere sulla maternità e sull’incomunicabilità emozionale nei rapporti logorati dalla stessa. Perché se è vero che Violet ad un certo punto sembra quasi odiare la madre. È anche vero che Fox non fa nulla per consolidare il suo rapporto con Blythe. Un romanzo in cui il disagio causato da momenti narrativi che si incuneano nel lettore come pugni nello stomaco, viene lenito sapientemente da una gestione magistrale dell’argomento trattato. Un’indagine accurata sulle ansie e le pressioni a cui ogni maternità obbliga una famiglia, ma soprattutto una donna e che spesso portano a misurarsi con un contesto che prima si è idealizzato e poi invece investe con tutta la brutalità delle notti insonni, delle energie che piano piano si affievoliscono e per la perdita della quali, spesso, non si ha nulla in cambio come nel caso di Blythe, anche perché “Le madri si ritrovano col cuore infranto mille volte nella vita.” E questo lo sai solo dopo aver avuto un figlio.
Un ottimo esordio per Ashley Audrain, un libro ed una scrittrice di cui sentiremo parlare.

Salvo Di Caro

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