Due storie, due lunghe notti da raccontare. Notti di cambiamento, di crescita, di evoluzione.
Una lunga notte è raccontata da due diverse voci. Una che tutti noi conosciamo molto bene e l’altra dolce e romantica, matura e notevole seppur sconosciuta al grande pubblico. D’altronde essere accostati a uno scrittore del calibro di Maurizio De Giovanni può spaventare. Eppure…
Eppure la giovane Alessandra D’Antonio riesce a reggere perfettamente la vicinanza di Maurizio. Entrambi ci dipingono una Napoli ben diversa da quella che l’immaginario comune ha voluto creare.
Una lunga notte, il racconto di Alessandra D’Antonio che dà il titolo a questo piccolo libro, sa emozionare e tocca nel profondo dell’anima. Narra una storia di grande coraggio, forza d’animo e intelligenza. La vicenda di un ragazzo giovane e immaturo che viene, per la prima volta, a contatto con la parte più oscura – e repellente – di Napoli: la camorra. Questo è un racconto di speranza e di buon cuore, che dimostra quanto un piccolo uomo può contro i grandi truffatori. La D’Antonio ci farà viaggiare attraverso una bella favola, terminata la quale non potremo che sentire il cambiamento ancor più necessario, ancor più indispensabile. Ma, soprattutto, possibile.
Scusi, un ricordo del terremoto dell’ottanta? è lo splendido regalo che De Giovanni ci fa in questo volume raccontandoci quegli strazianti momenti, di quel 23 novembre 1980, quando alle 19.30 circa la terra tremò talmente tanto da radere al suolo decine di paesi. Uccidendo migliaia e migliaia di persone, nel silenzio e nella tacita accettazione di un’Italia sconvolta, ma consapevole.
“Fate presto!” gridavano le centinaia di migliaia di sfollati in preda alla più cupa disperazione. C’era chi aveva il cuore spaccato a metà per aver perso la casa, tutti gli averi, tutto il lavoro di una vita. E c’era chi il cuore non lo aveva nemmeno più, avendo perso una figlia, una moglie, una madre.
De Giovanni ci racconta il suo 1980, a modo suo, con quel linguaggio e quella delicatezza che gli sono proprie. Non riesce a soffocarci di dolore, perché lui non vuole questo: vuole ricordare, perché quel 23 novembre è rimasto fisso e indelebile nel cuore e nella mente di chi c’era, e anche di chi è arrivato dopo.
È incredibile pensare quanto un volume così piccino possa regalare al lettore. Ed è straordinario che questa ventata di speranza riesca a contagiare a tutti i livelli gli animi dei lettori.
Una lunga notte
Federica Bruno