Uno bianca e trame nere. Cronaca di un periodo di terrore



antonella beccaria
Uno bianca e trame nere. Cronaca di un periodo di terrore
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E’ uscito un libro importante, “Uno bianca e trame nere. Cronaca di un periodo di terrore“, di Antonella Beccaria.
Un libro importante, dicevo, per chiunque sia interessato ad acquisire preziose informazioni, e, soprattutto, una prospettiva interpretativa, su quello che è stato uno dei periodi più oscuri della recente storia italiana.
Alludo alla cronaca delle inquietanti vicende legate alla cosiddetta Uno bianca, e al loro oscuro corollario di misteri, segreti e connessioni che ancora attendono di essere chiariti a fondo.

Antonella, perché hai voluto occuparti proprio della vicenda della Uno bianca?
Quando ho iniziato a interessarmi all’argomento, mi sono stupita che in tutti questi anni si fosse scritto piuttosto poco di questa vicenda, se si esclude qualche libro e in particolare uno firmato nel 1995 da Sandro Provvisionato, “Giustizieri Sanguinari”. Una vicenda che, purtroppo, non ha nulla da invidiare ai tragici fatti degli anni di piombo, in termini di vittime e violenza. Così ho iniziato ad approfondire e dalle cronache sono passata ai documenti addentrandomi sempre di piu’ in quei sette anni di terrore: la banda, infatti, rimase operativa dall’ottobre 1987 al novembre 1994, mietendo 24 vittime e facendo registrare 102 feriti.

A tuo avviso, perché sono ancora così numerosi i casi irrisolti nel nostro Paese?

Per rispondere a questa domanda, non posso che citare l’ex senatore Giovanni Pellegrino, che fu nominato presidente della commissione stragi nella seconda metà degli Anni Novanta. Pellegrino
scrive in quegli anni che in Italia si è dovuta spesso registrare l’incapacità di individuare, oltre agli autori, i committenti e coloro che coprirono determinati fatti. Forse non è il caso della banda della Uno bianca – per la quale gli autori ci sono, sono certi e sono condannati quasi tutti all’ergastolo -, ma è pur vero che non sempre si è riusciti a inchiodare menti e artefici alle loro responsabilità (e penso soprattutto agli anni settanta). Del resto, non credo sia un caso che sia stata istituita tempo addietro una commissione parlamentare d’inchiesta proprio “sul terrorismo in Italia e sulle cause della mancata individuazione dei responsabili delle stragi”.

Una domanda provocatoria: ritieni che i media abbiano trattato adeguatamente il tema scomodo dei tanti misteri di casa nostra, o al contrario hanno solo sfruttato l’argomento come un serbatoio potenzialmente inesauribile dal quale attingere storie?
Se è mai esistito un serbatoio del genere, ora è stato abbandonato a favore di un meno complicato bacino di notizie di nera. Seguire per e attraverso i giornali eventi come le stragi o anche la storia della banda della Uno bianca è complesso: le cronache sono distribuite nel tempo, le indagini sono difficili e i processi – celebrati in più gradi di giudizio – lunghi. In alcuni casi i media, su queste tematiche, hanno peccato di faciloneria: si veda a titolo di esempio quando Pietro Valpreda diventò in un attimo il mostro di Piazza Fontana, additato senza timore di smentita come colui che mise la bomba alla Banca Nazionale dell’Agricoltura nel dicembre 1969 (Valpreda, vent’anni dopo, esce da questa vicenda perché viene assolto). In generale, comunque, direi che da parte di una serie di singoli cronisti – quelli che negli anni settanta venivano chiamati i “pistaroli”, come Marco Nozza – ci sia stato un atteggiamento molto responsabile. Da parte dei giornali e soprattutto da parte delle proprietà dei giornali, forse, meno. Si pensi a ciò che afferma un giornalista di lungo corso come Camillo Arcuri nel suo libro “Colpo di Stato”: la sua indagine sul golpe Borghese, quando ancora non ne sapeva niente nessuno, finì per essere a lungo ignorata e ripescata solo quando il fallito colpo di stato era ormai sulla bocca di tutti.

Antonella Beccaria ha pubblicato nel 2006 “Bambini di Satana: Processo al diavolo: i reati mai commessi di Marco Dimitri” e “Permesso d’Autore: Percorsi per la produzione di cultura libera”; nel 2004, “NoSCOpyright: Storie di malaffare nella società dell’informazione” (tutti editi da Stampa Alternativa). Nel 2005 è uscita come e-book la raccolta di racconti “Piccoli delitti”, disponibile per il download a questo indirizzo. Dal 2004 ha un blog, dove anticipa, racconta e approfondisce alcune delle vicende che narra nei suoi libri.

luigi milani

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