La stoffa di Simonetta Santamaria la conosciamo da anni e con il suo Io vi vedo non si smentisce. Una fiction avvincente, poco convenzionale che funziona bene e coinvolge il lettore, pagina su pagina.
L’imponderabile e incontrollabile soprannaturale rappresenta l’altra faccia della storia e, man mano che avanza, prende sempre più spazio, domina il protagonista, lo costringe a un’implacabile caccia all’uomo, lo guida fino all’abisso morale e professionale come poliziotto, trasformandolo nel carnefice di una solitaria, spietata e liberatoria vendetta.
Protagonista del romanzo è l’ex capo del reparto investigativo Anticrimine di Napoli, Maurizio Campobasso. Ex capo perché nell’arco in pochi mesi è successo di tutto. Per cominciare Lucia la sua figlia maggiore era stata rapita, torturata e uccisa, ma le indagini non avevano portato soluzione. Non erano riusciti a trovare i colpevoli,
Poco tempo dopo una operazione della sua squadra fuori città per smantellare una cosca albanese, su imput di una soffiata “sicura”, si è invece rivelata una trappola. Quattro agenti della sua squadra sono stati uccisi e lui ha perso un occhio che conserva feticisticamente annegato nella formalina di un barattolo, chiuso in un cassetto del comò di camera. … che ora lo fissava dal suo nuovo mondo acquoso. … Ha dovuto rinunciare al lavoro sul campo e al suo posto e, purtroppo, è stato rimpiazzato dal collega più stronzo e ambizioso, finché minato nel fisico e stravolto dai dubbi e dai rimorsi ha addirittura rassegnato le dimissioni.
Campobasso si isola, si chiude, si allontana dalla moglie, dall’altra figlia più piccola, dal gatto di casa. Ma sente la voce di Lucia, lei parla, gli fa rivelazioni… L’ascolta, le crede, cede alla Furia, all’ira che lo spinge in una solitaria e spietata caccia ai suoi carnefici e scoprirà con angoscia che l’assassino della ragazza e l’agguato alla sua squadra sono strettamente collegati e che proprio lui è stato l’involontaria causa di quelle tragedie. Personaggio vero e umanamente comprensibile quello di Campobasso e bello e sofferto quello dell’ispettrice Caterina Todisco, una donna indipendente, che ha fatto del lavoro la propria vita, ma da sempre ha votato al suo capo un amore segreto e che tenta di aiutarlo e salvarlo dall’abisso.
Un poliziesco atipico, introspettivo, che gioca sulla metamorfosi del protagonista, il buono costretto a trasformarsi in cattivo con il Bene e il Male che si scambiano i ruoli e non resta più spazio per il perdono.
In un vortice fatto di colpi di scena, Simonetta Santamaria porta avanti la sua storia, che parla di corruzione, pedofilia, violenza e orrende perversioni umane. Una storia gialla spesso durissima, ma permeata di suggestioni anni settanta, horror gotico, stile Stephen King, ambientata in una Napoli che si è dimenticata di pizza e mandolini.