Volevo solo un biglietto del tram



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Volevo solo un biglietto del tram
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Chiara, giovane lesbica milanese dalla vita lavorativa e sentimentale tormentata, sta per iniziare a girare insieme alle sue amiche di sempre un film sulla sua vita, quando viene a sapere che la ragazza che doveva interpretare il suo ruolo, Silvia, è morta, impiccata nel suo appartamento. Sembra il più classico dei suicidi, invece no, è stata uccisa. Convinta che l’assassino sia da ricercarsi nel mondo delle amicizie intime della vittima, il commissario di Polizia Alessandra Pastore decide di infiltrarsi proprio come fidanzata di Chiara con l’obiettivo di entrare in un universo, quello lesbico milanese, molto chiuso e ristretto, in cui le donne che animano i vari appuntamenti mondani che si ripetono di settimana in settimana sono più o meno sempre le stesse, in cui tutte si conoscono, e nel quale amicizie, amori, rancori e gelosie passate e presenti si intrecciano.

Pur essendo senz’altro un libro originale in quanto esplora un mondo ai più sconosciuto, rimango dell’idea che questo primo romanzo della Sajetti, giornalista con un passato e un presente da attivista politica lesbica, possa essere capito fino in fondo soltanto da chi di quel mondo chiuso, ristretto e sotterraneo ne fa parte. Dal canto mio mi ha permesso di riflettere su quello che, al di là dell’intreccio poliziesco, è il tema principale del romanzo, ovvero l’amore. E’ proprio la ricerca dell’amore, infatti, che accomuna tutti gli uomini e le donne, etero o gay che siano.

Vogliamo tutti la stessa cosa, qualcuno da amare.

davide schito

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