Settanta



simone sarasso
Settanta
marsilio
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Secondo capitolo della trilogia sporca d’Italia. Tocca agli anni di piombo, alla logica del terrore, che nella strage di piazza Fontana si manifestò per la prima volta in tutta la sua ferocia.
Bombe sui treni, nelle banche, nelle piazze. Centinaia i feriti, e i morti, morti ammazzati, pure. Aldo Moro giustiziato dopo 55 giorni di sequestro dalle Brigate Rosse.
E’ la storia conosciuta dell’Italia dello stragismo. Che fa da sfondo alla penna di Simone Sarasso.
Ma rispetto ai racconti ufficiali qualcosa stride, e viene voglia di parlare di contro politica e di contro informazione.
Perché Settanta rivela molto più di una finzione narrativa in cui personaggi inventati si intrecciano con figure e fatti reali. E’ sensoriale, e visionario.
Non è necessario, anche se la tentazione è forte, attribuire ai protagonisti un valore storico. Non importa se l’Omino ricurvo, con gli occhiali grandi e spessi, nell’immaginario collettivo ha le sembianze di un noto esponente politico legato alla P2 e a Cosa Nostra, e se la storia di Argento ricorda quella di un rapimento in via Fani.
Quello che colpisce e destabilizza è la fisicità dei personaggi, che hanno menti che pensano, occhi che scrutano, mani che stringono altre mani. Non c’è un io narrante ma tante anime dagli accenti diversi che plasmano lo scenario cupo del decennio stragista.
E’ sorprendente come, pagina dopo pagina, si crei l’illusione di un finale consolatorio, quello che la finzione letteraria presupporrebbe ma che la storia nega. E’ forse la voglia di riscatto, di conoscere più di quanto sia dato sapere, e di sciogliere nodi complessi stretti ai vertici istituzionali di uno Stato nello Stato.
E il doppio Stato è la casa di Andrea Sterling, imperturbabile stragista, Domenico Incatenato, integerrimo giudice, Nando Gatti, paranoico attore, e Ettore Brivido, sagace ladro dallo sguardo ammaliante. Voci che raccontano storie magistralmente dirette da uno scrittore che con potenza rimanda ad un passato mai superato e che ricorda che “L’Italia non è mai stata innocente”.

eva massari

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