Zitto e muori



Alain Mabanckou
Zitto e muori
66thand2nd
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Julien Makambo la sfiga nera la porta nel nome. In lingala il suo cognome significa “guai”. Julien Makambo è un portatore di guai. A se stesso, il suo problema. Quando lascia il Congo per Parigi, trova ospitalità da una comunità di connazionali che riempie un appartamento. A fare da regista, Pedro, tizio che sugli affari loschi ha costruito un piccolo impero e un’onorevole rispettabilità tra la gente della sua terra. La storia ce la racconta direttamente Julien, attualmente in carcere perché accusato, lui sostiene ingiustamente, dell’omicidio di una donna che avrebbe scaraventato dal balcone di casa di lei. Zitto e muori è il ritratto nero di una Parigi multicolore a firma di Alain Mabanckou. Le sorti personali del protagonista appassionano, ma al di là del suo destino, le pagine si illuminano di un’attenzione divertita sulla quotidianità di questa comunità africana nella Ville Lumière. Mabanckou, la sua precisa scrittura orale, ci fa entrare in un club umano dove ogni tanto si perde il capo e la coda, dove spesso una miccia da quattro soldi accende un incendio colossale, ma di cui verrebbe voglia, almeno per un giorno, far parte. L’impianto narrativo è rigoroso: un’accusa di omicidio, una carcerazione preventiva, vita sotterranea rigorosamente outside the law, rispetto della gerarchia, sesso a go-go. Ma gli odori che si respirano ci portano altrove, quasi che (o forse senza quasi) all’autore prema di più darci una sua ragione dell’intorno che gira a fianco del fatto di sangue. Irresistibili le descrizioni di Julien sull’abbigliamento dei suoi connazionali, ancor più esilaranti gli effetti a cui possono dar vita gli impulsi sessuali, qui sconvolgendo la classica gabbia “maschio cacciatore vs femmina preda”. Senza mai cadere in un quadro macchiettistico della commedia umana. Sparisce l’autore, escono dalla pagina i personaggi e la loro Parigi. Il destino impazzito porterà Julien da qualche parte. Il consiglio spassionato è goderselo in compagnia di un pastis e lasciare per qualche ora il mondo fuori.

Corrado Ori Tanzi

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