Diario pulp



strumm
Diario pulp
Edizioni XII
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“Nessuno ride di Duffy Duck”.
Non suona molto come un avvertimento, forse piů un calembour su cui scherzare. Non lasciatevi ingannare perň, potrebbe costarvi caro. Quella che ho citato č una di quelle frasi che vi segnerŕ, vostro malgrado. Tipo “Mi chiamo Wolf, risolvo i problemi”, roba cosě. Sul serio.

Succederŕ questo: inizierete a leggere il romanzo e vi sentirete come se steste guardando Pulp Fiction di Quentin Tarantino senonchč, senza accorgervene, vi ritroverete ad un tratto invischiati in un’epopea criminale degna di quella raccontata in Romanzo Criminale da De Cataldo. Una fusione incredibile di noir e pulp che vi porterŕ su e giů per le vie della capitale fra sparatorie in centro cittŕ, regolamenti di conti, gambe mozzate e sette sataniche in periferia.

Un’epopea godibile, trash quanto volete, ma assolutamente divertente. Mai come in questo caso si puň dire che una risata ci seppellirŕ. Perlomeno, questa č la fine che farŕ parecchia gente in queste pagine…

Diario Pulp č un condensato di azione e ironia, costruito a episodi, come fossero puntate di una serie televisiva ma con un fil rouge che vi porterŕ piano piano a svelare il mistero che avvolge l’Imperatore.

Leggerete la storia di un gruppo di criminali nipoti, ad honorem, di quelli della banda della Magliana.

Personaggi accattivanti, strampalati ed originali ma a cui, pagina dopo pagina, vi affezionerete desiderosi di scoprire cosa combineranno dopo.

Strumm intervalla scene splatter a dialoghi spassosi, episodi di crudeltŕ estrema raccontati quasi con leggerezza, come se in fondo non facessero male o come se il dolore fosse poco piů che un dettaglio.

Sarcastico quasi all’estremo, l’autore ci guida nei meandri della mala

romana, fra Testaccio e Ostia, fra fatiscenti appartamenti di periferia e lo scalcagnato bar dello Sciabecco. Un posto che, quando ricapiterň a Roma, andrň sicuramente a cercare per bermi un amaro Strega insieme al Sellero.

Giŕ, perché quando chiuderete il romanzo li sentire vicini i personaggi, li chiamerete per nome. Una galleria variopinta, e non potrebbe essere altrimenti visto che in mezzo ce n’č perfino uno che si chiama Colore. Dal duro fascinoso Zecchinetta, al killer sbandato

Sellero. Dal boss elegante Dore a quello rozzo ma efficace, Mezzosigaro; dalla puttana Sciacquabottiglie, al gestore di un bar che sa piů di covo, lo Sciabecco appunto. Fino all’Imperatore, che non č uno che gioca a calcio, ma un personaggio capace di tirare le fila di tutto per pacificare Roma…

Non vado oltre, perché a questo punto non vi resta che leggere, entrare nel mondo di Diario Pulp.

Un solo consiglio a costo di ripetermi: non ridete di Duffy Duck. Potrebbe costarvi molto caro.

paolo roversi

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