Avvincente, labirintico, ricco di tematiche su cui riflettere: tutto questo e molto di più nel romanzo giallo “Ho qualche domanda da farti” di Rebecca Makkai edito da Bollati Boringhieri.
La trama? Bodie Kane è una docente universitaria di cinema e podcaster di successo, vive a Los Angeles e sembra una donna realizzata. C’è però una tragedia che l’ha segnata nel passato e che crescendo ha provato a dimenticare: i suoi quattro anni in gran parte miserabili alla Granby School, un collegio del New Hampshire, e soprattutto l’omicidio della sua ex compagna di stanza, Thalia Keith, durante la primavera del loro ultimo anno. Bodie ha voluto accantonare in un angolo della sua memoria tutto ciò che aveva a che vedere con la morte di Thalia per la quale è stato condannato il preparatore atletico della scuola, Omar Evans. Quando però la Granby School la invita a tornare per tenere un corso, a Bodie vengono dei dubbi sempre più evidenti su come sia stato frettolosamente risolto il caso e inizia quindi a sentirsi coinvolta e a voler capire cosa è successo realmente. Sono molte le domande che ora si pone come ad esempio se condannando Omar, la scuola e la polizia hanno trascurato altri sospettati e quindi se il vero assassino si trovi ancora in libertà. Bodie comincia a pensare che forse, nel 1995, era a conoscenza di alcuni dettagli a cui non aveva dato peso e che invece avrebbero potuto aiutare a risolvere in modo diverso il caso.
“Ho qualche domanda da farti” è un romanzo complesso, con un intreccio tra piani temporali distinti molto ben intessuto. L’avvincente trama è affiancata infatti da temi di assoluta attualità come: il razzismo, l’abuso sessuale, la natura della memoria collettiva, i privilegi, il modo in cui gli esseri umani vogliono essere al centro della tragedia anche quando non lo sono, e il sentirsi degli outsider. Un romanzo che porta a fare una serie di riflessioni e che non può lasciare indifferente il lettore che pagina dopo pagina cerca di capire insieme alla protagonista chi ha ucciso Thalia Keith.
