L’uomo nell’ombra



Giuliana Iaschi
L’uomo nell’ombra
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Ci sono scrittori che riescono cosě bene a descrivere le cittŕ in cui ambientano i loro romanzi da far provare ai loro lettori la sensazione fisica di esserci stati, pur non avendole mai visitate. Come
la Trieste di Giuliana Iaschi. Leggendo il suo L’uomo nell’ombra si sente la bora scendere lungo il colletto fino a far inarcare la schiena in reazione al freddo inaspettato, si attraversa una cittŕ divisa tra due nazioni appena uscite dalla guerra, ci si gode il profumo del Mare Adriatico ancora immune dall’inquinamento dei nostri giorni. Č una Trieste lontana nel tempo, quella descritta da Iaschi,
la Trieste dei primi anni Cinquanta, da pochi anni dichiarata “territorio libero”, ma ancora sotto il controllo del Governo militare alleato. Č in questo contesto che si muovono una ragazza, una maschera di cinema dal torbido passato, un militare americano, una giovane coppia di sposi e la madre di lei, un ragazzino che si destreggia con abilitŕ tra il dialetto e l’inglese, un prete tormentato dai sensi di colpa e un ispettore appena trasferito dalla Capitale. L’assassino, sia chiaro, viene presentato quasi subito nel suo agire criminoso: perché la morte di due donne (non diremo di piů per non rovinare il gusto della lettura) č solo l’occasione per raccontare l’intrecciarsi senza sosta di questi personaggi in una cittŕ che – dice l’ispettore Sauli – “non era né Italia né estero ma un altrove tenuto faticosamente assieme da quel governo militare alleato che non sempre era all’altezza della situazione”. A fare da trait d’union a queste vicende, le azioni di un giovane uomo, con un’esperienza di vita breve ma giŕ distorta dall’abbandono della madre e dai maltrattamenti subiti dalla dispotica nonna. Una mente malata, il cui gioco perverso viene interrotto dalla sua stessa vittima. Č un continuo incrociarsi dei personaggi, a volte casuale altre voluto, che porterŕ pian piano il poliziotto a mettere insieme i pezzi per risolvere questo strano caso.

Silvia Cravotta

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