Uccidi per me – Tom Wood



Tom Wood
Uccidi per me
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L’enigmatico assassino “Victor” ritorna in un nuova puntata, un nuovo thriller esplosivo di Tom Wood. Uccidi per me  infatti è l’ottavo romanzo della serie a lui dedicata. Una serie che man mano ha consacrato il successo internazionale di Tom Wood e di Victor il suo protagonista.
Lui, Victor, l’assassino protagonista anomalo, un cattivo con la C maiuscola, un letale killer, un uomo senza volto, senza passato,  senza nome e apparentemente privo di emozioni… Un mostro? Mah? Forse, ma vi confiderò subito che, dopo aver letto  le sue  avventure, si finisce per essere talmente coinvolti o meglio catapultati nel suo mondo, da trovarsi a fare  il tifo  per lui. E mi piace il suo sense of humour,  l’umorismo impassibile (e talvolta oscuro) di Victor, che non manca mai di farmi sorridere. Intanto cominciamo con lo spiegare che  Victor, il leggendario assassino, è un  predatore solitario. Una sconosciuta entità che si limita ad affiorare in superficie neppure fosse uno spirito folletto,  solo per colpire e uccidere, poi sparisce nel nulla. Ciò nondimeno la sua indubbia e quasi sovrannaturale competenza o  “specializzazione”, chiamatela come volete, rischiava di trasformarlo in un qualcosa da eliminare, insomma in un prodotto usa e getta per le potenti entità per le quali  lavorava, tanto  da, per salvare la pelle, costringerlo a sparire.
A metà del romanzo ho appoggiato un momento il libro per  chiedermi: “Perché mi diverto tanto a  leggere di Victor?” Beh, forse perché Victor di certo non è un campione o una brava persona ma non è un cattivone crudele e sanguinario. Ha i suoi principi. Victor è un’arma  letale ma l’autore è stato geniale nel regalargli quella giusta misura che intriga. Di lui sappiamo praticamente nulla Anche stavolta briciole, solo minimi dettagli del suo passato. Chissà se prima o dopo Wood si divertirà a regalarci un prequel?
Epperò sappiamo  dal  precedente romanzo, il settimo della serie per amor della precisione, che  la vecchia identità di Victor non esiste più. Oggi, liberatosi definitivamente dai precedenti datori di lavoro della CIA e dell’MI6, è solo un LIBERO killer su commissione, per il quale contano solo la sua capacità e il grado di autoconservazione. Oggi è solo un ricchissimo professionista del male che lavora esclusivamente in proprio e si sceglie con cura quasi maniacale i clienti. E infatti solo qualcuno,( o  sarà  qualcuna?) un inossidabile intermediario, è in grado di prendere contatto con lui.
La storia stavolta poi è questa: Per anni, due sorelle, le Salvatierra, si sono contese ferocemente l’eredità del padre defunto, capo del crimine organizzato, in gara tra loro per il completo controllo  del territorio. Per le strade di Guatemala City i corpi si sono ammassati senza pudore o ritegno, un oltraggio alla vita continuo e impietoso. La DEA, che laggiù opera troppo lontano dai propri confini, non ha il potere di fermare i combattimenti e non riesce a  trovare validi alleati  disposti ad aiutarla. La stessa polizia locale si limita a guardare  altrove.
Ma ora una delle due sorelle, Heloise, la maggiore  si è garantita un’arma che potrebbe finalmente consentirle di vincere la guerra: ha assunto “Victor”. E sappiamo che Victor, al suo “giusto” prezzo è un esecutore infallibile. E Heloise Salvatierra, patron di una robusta organizzazione criminale guatemalteca, è disposta a pagarlo proprio per eliminare la concorrenza: cioè Maria, sua sorella. Da anni infatti Heloise si batte all’ultimo sangue contro Maria per l’assoluto controllo del cartello locale della droga. (Wood approfitta del romanzo per regalarci dettagliati approfondimenti sui giri di droga a quella latitudine. La descrizione poi  della capitale,  Città del Guatemala e del suo tangibile ambiente criminale e naturale è perfetta, addirittura pare di percepire il calore reso insopportabile dall’umidità, quando Victor cammina per strada). Dunque dicevano che Heloise ha deciso di  chiudere. E nonostante i patti stabiliti con Victor, vuole strafare . Victor non sarà  l’unico in caccia. Qualcun altro avrà  Maria nel mirino e farà di tutto per soppiantarlo.
Ciò nondimeno spetta  a  Victor di condurre il gioco.  Anzi ha un lavoro ben strutturato da organizzare con cura quasi maniacale e che magari sarebbe facile se non fosse per la carta di riserva di Heloise. E con i bastoni messi tra le ruote, è ovvio, le cose non andranno troppo lisce e Victor si troverà  davanti a  una serie di inattesi e fastidiosi imprevisti. Ma Victor è Victor. Quindi prende in mano la faccenda, si batte contro gli avversari, eliminandoli. Gestisce con freddezza e  senza pietà le situazioni  che sembrano mettersi contro di lui, in un continuo e coinvolgente avvicendarsi di grandiosi colpi di scena, mentre il tradimento e il doppio gioco si assommano rapidamente nella feroce faida familiare. Costretto ad adattarsi alle regole del territorio del cartello, dove le sue quasi magiche capacità mimetiche sono messe praticamente fuori gioco  e con i nemici pronti ad attaccare da tutti i lati, Victor si ritroverà al centro di una lotta in cui l’unico vero  obiettivo che gli resta pare sia cercare di sopravvivere. Ragion per cui sa di dover essere in grado di colpire prima che qualcun altro possa farlo con lui.
Il ritmo del romanzo a tratti pare  costretto a rallentare per colpa dei numerosi dettagli  resi necessari dalla pianificazione per arrivare al gran finale. In Uccidi per me infatti Tom Wood ci  fa vedere Victor  all’opera ed è molto  interessante scoprire il diverso approccio alle  metodologie lavorative che prende in considerazione quando può fare di testa sua. Niente da obiettare: Tom Wood con Victor ha creato il prototipo di un perfetto eroe non eroe, un personaggio avvolto nel mistero. Un protagonista da manuale in grado di fare le scarpe a tanti pseudo colleghi, provenienti dalle forze speciali che affollano tanti romanzi del settore. Eh già perché nessuno di loro possiede l’indifferenza, il distacco, il modo di fare e la gelida  spietatezza di Victor.
Insomma, applauso a Tom Wood per avere centrato il bersaglio con un  personaggio ad hoc che ha regalato celebrità alla serie. L’adattabilità poi è uno dei grandi punti di forza che l’autore condivide con il  suo antieroe immaginario. La sua creazione, Victor l’Assassino, è il cavaliere nero in un genere pieno di cavalieri bianchi come gigli che rivestono scintillanti armature E invece lui no, nero come la pece. Ma ci piace così: un elettrizzante e affascinante  antieroe. Un vero antieroe infatti perché fa tutte quelle cose cattive, ma spesso  necessarie che tanti eroi del thriller evitano di fare. E poi attenzione stavolta è persino imprevedibile. Sissignori! E Tom Wood cammina abilmente sul filo del rasoio per allargare alcune crepe nell’armatura emotiva di Victor, Joanna  è un imprevisto? Un’azzeccata aggiunta alla storia? La rivedremo? Mah, comunque è stato interessante scoprire la sua influenza su Victor, soprattutto perché Victor…beh, è Victor!
Insomma  di bene in meglio!

Patrizia Debicke

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