Nel nome del tuo sangue



jaques expert
Nel nome del tuo sangue
longanesi
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Jean-Pierre Boulard, 38 anni, pezzo grosso di una ditta specializzata in materiali di sicurezza, sta tornando a casa sulla sua Renault Espace verde. Ha qualche pastis di troppo in corpo e per la cena lo attendono Christine, la moglie, e i due bambini. Non ha mai amato quella donna. Oggi ancor meno. Guida e scorge un ragazzino su una bicicletta. Ma, mentre si appresta a rispondere a una chiamata al cellulare, non si accorge di colpirlo con la fiancata anteriore. È svegliato dal suono sordo dell’impatto. Torna indietro e lo vede in un fossato. Addio bambino, pensa. Non c’è nessuno in strada. Meglio proseguire: il piccolo è morto e io avrei solo delle grane. Pensa anche questo.

Il bambino muore all’ospedale dopo una lunga agonia. Si chiamava Victor ed era uno dei due figli di Antonio Rodrigues, uomo di fatica nella stessa ditta dell’omicida, e di Sylvia. Quest’ultima, entrata in un’angoscia senza fine, si fa promettere dal marito che troverà e ucciderà il colpevole.

Nel nome del tuo sangue di Jacques Expert è una tesissima narrazione su come si può diventare abietti e comunque capaci di ogni autoassoluzione. Un libro di veloce lettura in cui si apprezzano i risvolti psicologici che il fatto viene man mano a creare. Con in prima fila il rapporto di coppia tra Boulard e sua moglie Christine, che meriterebbe da solo un romanzo a parte. Lui, orrido figlio di un benessere che non conosce confini. Lei, capace di tenere a bagnomaria un disgusto verso il marito che cresce di anno in anno e usarlo sapientemente quando occorre. E ora che ha capito tutto, certa della colpevolezza del consorte (pur in presenza di un reo confesso che a un certo punto entra nella sroria), Christine diventa maestra nel tendere a più non posso la lenza al cui amo pende il destino di Jean-Pierre.

Un romanzo con più punti di vista. Anche, e soprattutto, quello dell’assassino. Una storia in cui le vittime restano in compagnia delle proprie lacrime, ma che non si vogliono abbandonare del tutto a un distacco completo dalla vita. La microcomunità del lavoro reagisce, il quartiere pure. Ci vuole un atto di genio perché l’assassino paghi. Non sarà rubricabile sotto la voce giustizia. Ma, se avverrà, sarà l’unico modo per tornare a dare luce a chi, da quel maledetto giorno, procede a tentoni.

corrado ori tanzi

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