Endgame House, l’elegante quanto sinistra dimora della famiglia Armitage che si trova dispersa nello sterminato Yorkshire, anche quest’anno aprirà le porte al cosiddetto gioco di Natale. Complice un dinastia da generazioni amante di rompicapi e anagrammi, dopo la morte di zia Liliana l’ambito premio è addirittura la proprietà stessa della casa. Chi vince eredita, si tratta solo di resistere in loco per dodici giorni e di trovare altrettante chiavi, nascoste in giro e annunciate tramite sonetti di non facile interpretazione. Per poi accedere a una stanza segreta e alla vittoria finale.
Questo è a grandi linee A cena con l’assassino di Alexandra Benedict, un giallo uscito a fine ottobre 2022 grazie a Newton Compton Editori, talmente originale da fare parlare molto di sé la critica.
Lily Armitage, la protagonista, aveva deciso che non avrebbe messo più piede in quel posto, dove da piccola aveva abitato e dove ventuno anni prima sua madre Mariana era stata uccisa. Però l’amata zia Liliana era stata convincente, prima di morire, promettendole che ci sarebbero stati anche degli indizi utili per venire a capo di quella morte.
E siccome le eroine che impariamo ad apprezzare hanno il dono di mettersi in pericolo, Lily si reca a Endgame House, e decide di partecipare al gioco assieme agli avidi cugini. Nessuno deve barare o comunicare con l’esterno e infatti, affinché l’isolamento sia completo, viene tolto a tutti il cellulare. Dopo la lettura delle regole, da parte di un’amica di famiglia che fa la parte del notaio, la casa resta in mano a una sorta di governante e cuoca, che ha istruzioni precise di nutrire il gruppo e distribuire giornalmente le tracce degli enigmi da risolvere.
Mentre gli altri si accaniscono e si azzuffano tra loro, per Lily, che sicuramente è la più dotata per risolvere i rompicapi, stare lì diventa un’occasione per fare chiarezza nel torbido passato. La convivenza con i cugini si rivela oltremodo pesante. Tom, Ronnie, Rachel, Sara e Gray, più Philippa e Holly, che sono rispettivamente le mogli di Ronnie e Rachel: ciascuno di loro vorrebbe la dimora per sé ed è disposto a calpestare gli altri pur di averla.
L’autrice ha saputo creare un vero e proprio giallo di stampo inglese, e l’ha riempito di enigmi da risolvere, una cosa che tiene sempre alta l’attenzione. L’atmosfera che si crea in quella casa, piena di posti segreti, che vanno dalla ghiacciaia alla soffitta, dal labirinto alla stanza dei giochi, si presta a una lettura piacevole, magari consigliata in una notte fredda, accanto al camino che scoppietta.
Una tempesta di neve, inoltre, di quelle mai viste prima, contribuisce a isolare la zona, mentre il gioco assume un ritmo frenetico e a qualcuno scappa di mano il senso del reale. Le persone infatti iniziano a morire, ma nessuno può porre fine allo scempio perché devono trascorrere dodici giorni, come da accordi. “Dodici giorni; dodici chiavi; riuscirai a sopravvivere?”
I personaggi sono bene caratterizzati, però non sono molti. Per l’habitué del genere non sarà difficile individuare il responsabile. Qualche ingenuità è inevitabile, quando si ha a che fare con una storia come questa. Però, per l’originalità di tutto quello che ruota attorno, per il fatto che ci si legga un pochino di Agatha Christie, che non fa mai male, sento di consigliare questo romanzo. Per quel taglio moderno alle relazioni che ha saputo dare l’autrice, seppure inserito nel più classico modo di concepire un romanzo giallo.