Ali di vetro – Katrine Engberg



Katrine Engberg
Ali di vetro
Marsilio
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Dopo Il guardiano dei coccodrilli, thriller che ha fatto conoscere Katrine Engberg a livello internazionale, torna il poliziotto danese Jeppe Kørner in una nuova avventura, sempre ambientata a Copenaghen. Questa volta Jeppe indaga con un nuovo compagno, il vecchio Falck, lento e ingombrante, ma di provata fiducia. La sua solita collega, Anette, è alle prese con la figlia neonata e con un imprevisto smarrimento per l’improvviso cambiamento di vita. Anette si è sempre sentita solo donna e poliziotta, il nuovo ruolo di madre, a 44 anni, le va troppo stretto, così decide di interessarsi, in incognito, al nuovo caso che Jeppe sta affrontando: un misterioso assassino che uccide un’ infermiera, un educatore e la responsabile di una struttura psichiatrica per adolescenti, La farfalla, in cui, oltre a un doloroso suicidio di una paziente, si sono verificati altri fatti di cui nessuno vuole parlare. Le tre vittime subiscono una fine orrenda, uccise per dissanguamento in fontane o in pozze piene d’acqua. Una ragazzina, Marie, ex paziente della struttura, e lo psichiatra Peter Demant sembrano sapere molte cose, ma non intendono però rivelarle a Jeppe, che è pure  incalzato da una madre assillante ed è coinvolto in un innamoramento che parrebbe rifuggire. 

La Engberg, con tocco leggero, coinvolge il lettore nelle vicende personali dei suoi personaggi, vicende che potrebbero toccare a ognuno di noi: il rapporto di amore e insofferenza che lega un figlio ormai adulto con una madre un tempo attiva e ora solitaria per gli acciacchi e i rimpianti della vecchiaia; la difficoltà di conciliare una professione che si ama con le esigenze della maternità; il sentirsi più donna che madre e il senso di colpa per il desiderio urgente della libertà perduta; l’emarginazione sociale dei fragili, gli adolescenti che hanno avuto la zavorra di essere nati nella famiglia sbagliata, di cui porteranno lo stigma sociale e la condanna dei perbenisti; la facilità e la superficialità con cui i cosiddetti normali non esitano a condannare il diverso. Soprattutto quest’ultimo tema sta a cuore all’autrice: i personaggi di Marie e di Isak, i due adolescenti ospiti della struttura psichiatrica, sono tratteggiati con delicata sensibilità e colpiscono il lettore per la loro rabbia, ingenua e disperata. Come già altri autori danesi, Adler-Olsen per esempio, anche la Engberg denuncia il sistema di assistenza sociale del suo Paese, la battuta d’arresto che sta vivendo una società, nel nostro immaginario, all’avanguardia riguardo diritti civili e politici. 

Donatella Brusati

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