Barbarotti e l’autista malinconico – Håkan Nesser



Håkan Nesser
Barbarotti e l’autista malinconico
Guanda
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È il settembre del 2018 quando gli ispettori Eva Backman e Gunnar Barbarotti salpano verso l’isola di Gotland, ormai abbandonata dal turismo estivo, per trascorrere due mesi di congedo nella casa prestata loro da un collega.
Eva è stata sottoposta a un’inchiesta interna dalla polizia di Kymlinge per aver sparato, uccidendolo, a un giovane teppista intento a incendiare macchine parcheggiate lungo la strada. Se Eva non fosse intervenuta, una coppia intenta ad amoreggiare in una delle auto sarebbe finita tra le fiamme, ma il ragazzo morto aveva solo diciassette anni e uccidere un uomo, anche se in procinto di trasformarsi in un assassino, non è una cosa facile ed Eva fatica a venire a patti con la propria coscienza.
I due ispettori, coppia nel lavoro e dopo la vedovanza di Barbarotti anche coppia nella vita, si preparano a trascorrere due mesi rilassanti, in un’isola splendida e semi deserta, dedicandosi a letture, lunghe passeggiate e gite in bicicletta, quando un incontro inaspettato risveglia l’istinto da segugio di Gunnar.
Gli è parso di scorgere in uno dei rari ciclisti incontrati sull’isola un uomo che tutti credevano morto da cinque anni. Quell’uomo è Albin Runge, l’autista malinconico del titolo.
I due ispettori lo avevano conosciuto durante il periodo natalizio del 2012, quando Runge si era presentato alla centrale di polizia di malavoglia, sostenendo di aver ricevuto delle strane lettere minatorie da una persona che si firmava Nemesi.

“Ancora vivo? Sembra che tu abbia bisogno di una spintarella- Nemesi”. E ancora:

“Avevano tutta la vita davanti. Adesso tu avrai presto tutta la vita alle spalle- Nemesi”, dicono le lettere nelle quali, però, i due ispettori non riescono a rinvenire alcuna minaccia concreta.

Sotto le pressanti domande di Backman e Barbarotti, Runge racconta la sua storia. A cavallo del secolo viveva a Upsala con l’allora moglie Viveka, dove aveva tentato senza successo la carriera universitaria presso la cattedra di “Storia delle idee”. Runge, infatti, era ed è un grande ammiratore di Erasmo da Rotterdam.
Dopo il fallimento della carriera universitaria aveva cambiato lavoro, diventando autista di autobus. Un lavoro che gli piaceva e che gli dava soddisfazione, fino a che nel marzo del 2007, mentre accompagnava un gruppo di studenti con alcuni genitori e insegnanti a una settimana bianca, era stato coinvolto in un pauroso incidente in cui diciassette persone avevano perso la vita.
L’impatto dell’accaduto era stato devastante. Sebbene prosciolto da ogni accusa in sede di giudizio penale, Albin Rouunge era caduto in una depressione profonda, aveva divorziato e cambiato città.
Nonostante la cospicua eredità lasciatagli dai genitori e il nuovo matrimonio con Karin, una donna che adora, non riesce a fare a meno di scrivere, parlando di sé: “Non è giusto che io viva. Sono in molti a pensarlo, e li capisco.”
Infatti, dopo aver ricevuto l’ultima minaccia di morte, che gli pronostica persino il giorno della fine, inizia a scrivere un diario segreto: “Spruzzi e Brandelli”, “perché almeno rimanga una spiegazione. Se dovesse succedere qualcosa. Vale a dire la mia spiegazione, il mio racconto.”
La polizia decide di proteggerlo ma, inspiegabilmente, insieme alla moglie Rounge si sottrae alla protezione e fugge verso l’inevitabile fine. Morirà cadendo nelle gelide acque del Baltico senza che il suo corpo venga più ritrovato.
Ora, però, sull’isola di Gotland Barbarotti ha incontrato un uomo che gli somiglia e, nonostante l’iniziale scetticismo di Backman, i due iniziano a indagare su quello che è a tutti gli effetti un cold case. Così, controllando tutti i particolari che non quadravano nell’indagine svolta allora dalla polizia di Kymlinge, i due ripercorrono gli avvenimenti del 2012, arrivando alla giusta soluzione del caso.
Un bel romanzo, che vi terrà con il fiato sospeso fino all’ultimo, non scontato, colpo di scena.

Maria Cristina Grella

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