Da Marina Visentin altro non ci si poteva aspettare.
Dopo il bellissimo “La donna nella pioggia” ecco un’altra donna alla ricerca di se stessa, del suo passato con il quale fare i conti e placare i fantasmi che le si agitano dentro.
Giulia Ferro, ambiziosa e determinata vicequestore, ritorna a Milano, città che aveva voluto lasciare per tentare di dimenticare un passato familiare che ancora dolorosamente la tormenta.
Deve affrontare il caso dell’omicidio di un’anziana vedova benestante il cui cadavere semicarbonizzato e privo della testa viene rinvenuto in una radura nei dintorni della città.
Non è facile affrontare una inchiesta per omicidio quando i parenti della vittima sono figli che non hanno mai amato la madre, quando il genero è un politico ciarlatano e traffichino con amicizie importanti, quando tutti sono contro tutti, preoccupati solo di arraffare quello che resta di una grande ricchezza dilapidata sui tavoli da gioco.
L’inchiesta è difficile, a tratti Giulia sembra annaspare nella palude familiare fatta di invidie e risentimenti, inoltre c’è un tarlo che non le dà pace e che sembra assolutamente estraneo al lavoro che sta svolgendo e riguarda l’assassinio di una sua amica, uccisa poco più che ventenne e di cui non si è mai trovato l’autore.
Curiosamente le due indagini, quella ufficiale da vicequestore e quella privata alla ricerca dell’assassino di Letizia, troveranno una congiunzione in una quanto mai strana ed imprevedibile resa dei conti finale.
Difficile riassumere una trama complessa e ricca di colpi di scena , peraltro senza spoilerare, come quella di questo thriller psicologico che Marina Visentin ha pazientemente e brillantemente costruito regalandoci un personaggio complesso, arrabbiato e al tempo stesso fragile, a tratti piegato sotto una marea di ricordi che non può o non sa ricondurre nella razionalità di semplici immagini del passato.
Giulia a tratti ci ricorda Petra Delicado, personaggio creato dalla scrittrice spagnola Alicia Giménez-Bartlett, l’ ispettore della polizia di Barcellona che appare dura e dai modi spicci, anche lei “racconto dei suoi ricordi”, secondo una definizione usata da Marina Visentin, che così descrive la protagonista del suo precedente romanzo.
Ed infatti Giulia è così, teme il passato, ma non riesce a dimenticarlo, ha un rapporto complicato con la sorella, e non vuole mai più mettere piede nella zona compresa tra il lago Maggiore ed il lago d’Orta, dove è nata e cresciuta.
Ma sarà proprio lì che le indagini sull’omicidio la porteranno, e lì parlando con le persone, immergendosi nei luoghi riuscirà a trovare la soluzione.
Cuore di rabbia coinvolge il lettore. Si lascia solo dopo aver letto l’ultima pagina e riesce a rendere insostituibili anche i comprimari, primo tra tutti il collega che accompagna Giulia nell’inchiesta :bello, sicuramente, intelligente e cinico quanto basta, ma a volte tenero e protettivo nei confronti del suo capo, Giulia appunto.
Marina Visentin si muove sicura tra le profonde pieghe dell’anima, mostra di conoscere i meccanismi della suspense che rendono un noir tale, non tralasciando di raccontare i complessi intrecci della mente umana, per usare parole sue, ecco cosa ha dichiarato in una intervista: “io ho studiato Filosofia e Psicologia e certamente viene da lì l’interesse per i meandri della mente umana, per quello che c’è di profondo e di oscuro dentro di noi, di non risolto e forse irrisolvibile”.
Ecco perché è affascinante leggere questo libro, al quale ci auguriamo ne seguano altri.
Cuore di rabbia – Marina Visentin
Roberta Gatto