Corrado Peli, scrittore e giornalista bolognese, era già noto da tempo ai lettori con lo pseudonimo di Corrado Spelli. Ultimamente ha pubblicato, con il suo vero nome, il fortunato I bambini delle Case Lunghe, ed è ora nuovamente in libreria con Il sangue degli abeti, (sempre per le edizioni Neroitaliano), di cui nei giorni scorsi è uscita una bella recensione su queste pagine a firma di Tiziana Viganò.
Il sangue degli abeti è un altro avvincente romanzo giallo, ambientato questa volta sull’Appennino modenese alle pendici del monte Cimone, ricco di colpi di scena e personaggi intriganti, che ho letto veramente con molto piacere.
Per questo ho deciso di approfondire la conoscenza con Corrado attraverso questa breve intervista
Corrado, vuoi presentarti in due righe agli amici di MilanoNera?
Sono giornalista e lavoro nell’ambito della comunicazione digitale. Vivo a Medicina, nella Bassa bolognese, al confine con Ferrara e Ravenna.
Quando è nata in te la voglia di scrivere, indirizzandoti in particolar modo sul genere “giallo”?
La voglia di scrivere arriva da molto lontano, dai tempi del liceo scientifico. Già allora mi piaceva mettere su carta le storie che inventavo (a mano o con la macchina da scrivere). A quei tempi divoravo, come molti ragazzi della mia generazione, i romanzi di Stephen King. La voglia di provarci sul serio arrivò poco dopo, quando mi trovai tra le mani Jack Frusciante è uscito dal gruppo, il romanzo di Enrico Brizzi: un mio coetaneo, bolognese, liceale, con le mie stesse passioni (calcio e musica). Fu una sorta di illuminazione, capii che scrivere poteva essere qualcosa di serio.
Spesso i libri (quelli belli, aggiungo) riflettono anche ricordi, suggestioni, atmosfere molto personali. Nel tuo caso, poi, nella sua recensione Tiziana Viganò giustamente osserva che tu dimostri come “il giallo italiano sappia essere romanzo d’atmosfera, di psicologia e di società, non solo crime e thriller basato sulla tensione e sul sangue”. Io aggiungerei pure “senza mai annoiare il lettore”. Ma da cosa pensi derivi questa tua particolare predisposizione, che contribuisce sicuramente, oltre alla trama articolata e piena di suspense, a coinvolgere ancora maggiormente il lettore?
Le atmosfere, i luoghi, la psicologia dei personaggi, sono ciò che io, per primo, cerco quando devo scegliere un romanzo da leggere o un film da vedere. Di conseguenza sono questi gli aspetti che prediligo curare nelle mie opere. Dei protagonisti dei miei romanzi voglio si sappia tutto, del loro passato e del perché fanno parte di quella storia. Allo stesso ritengo l’atmosfera un altro fattore fondamentale, per questo motivo prediligo l’ambientazione in provincia, perché nelle piccole località si creano rapporti e dinamiche tra luoghi e abitanti più interessanti rispetto alle grandi città, troppo dispersive.
Molto importanti, nei tuoi ultimi romanzi, sono anche le connotazioni geografiche, che caratterizzano maggiormente le vicende e, specie per chi, come me, è anch’egli nativo della “bassa” accrescono ulteriormente il fascino della lettura. Quanto influiscono, quando scrivi, le tue “radici”?
Il romanzo precedente (I bambini delle Case lunghe) era proprio ambientato nella mia terra. Le vicende de Il sangue degli abeti, invece, si svolgono sull’Appennino modenese, in una località di fantasia che ho chiamato Roccacupa. Sono però luoghi che conosco benissimo e chi ha dimestichezza con quelle zone non avrà difficoltà a riconoscere con precisione il paese e la zona. Come dicevo nella risposta precedente, sono le piccole comunità a darmi più stimoli. Trovo più interessante, dal punto di vista letterario, la vita di un uomo che ha vissuto tutta la propria esistenza in cima a un monte (potrebbe anche essere un’isola o un piccolo paesino della bassa) rispetto alla vita di chi ha girato il mondo intero.
La trama di Il sangue degli alberi è davvero densa ed evocativa, con commistioni frequenti fra presente e passato e ricca pure, senza mai cadere nel pulp, di morti misteriose. Dove trovi l’ispirazione per queste storie così intriganti?
Letture, serie televisive e, tornando di nuovo al discorso della bassa e della comunità un po’ isolata e sonnolenta, la noia. La noia, se veicolata bene, è il detonatore per la fantasia. Fossi nato a Milano, o Roma, forse non mi sarei mai dedicato alla scrittura.
Con questo romanzo hanno visto la luce personaggi, come il tenente dei carabinieri Sandra Pianigiani o il vecchio cronista Foschini, a cui il lettore si affezionerà certamente. Possiamo sperare di ritrovarli presto in qualche altro tuo libro?
Così al volo ti rispondo di no, perché mi piace sempre guardare avanti e fare cose nuove. Mi spingo a dirti che con buona probabilità il prossimo romanzo non sarà nemmeno un giallo. Però nella vita non si mai, per cui…
Qualche libro che consiglieresti a ogni lettore di tenere in libreria o, meglio, sul comodino?
Del re sarebbe troppo facile rispondere “IT” o “Stagioni diverse”, e allora dico “Cose preziose”. Poi segnalo “Le cento vite di Nemesio” di Marco Rossari e “Barba intrisa di sangue” di Daniel Galera. Tre romanzi diversi nel genere ma con molti punti in comune.
Concludiamo come al solito: il sogno nel cassetto di Corrado Peli scrittore?
Il sogno nel cassetto deve rimanere tale, solo se resta nel cassetto si continuano ad avere stimoli.
Ringrazio Corrado Peli per la sua disponibilità e… mi auguro di poter leggere nuovamente qualche altra sua bella fatica letteraria! A presto, Corrado!