Arrigoni e il delitto in redazione – Dario Crapanzano



Dario Crapanzano
Arrigoni e il delitto in redazione
SEM
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Quel farabutto! Certo che lo conosco, è il peggiore di tutti noi: non le dico la fatica per farsi pagare se qualcuno realizza una vincita troppo alta per i suoi gusti!

Ed eccoci arrivati al capolinea. All’ultima avventura del commissario Arrigoni, il personaggio creato da Dario Crapanzano e che racchiude tutte le caratteristiche dell’uomo della metà del secolo scorso. E sarà perché nonostante come sbirro non sia mai stato così attraente, pur essendo sposato a una donna bellissima, sarà perché non bestemmia, non ha amanti, non fa inchieste eclatanti, non fa inseguimenti da poliziotto americano e non ha affatto l’aria da dannato, ma Arrigoni ha fatto breccia nei cuori dei lettori fin dalla sua prima apparizione.
Ma ora il suo ideatore se n’è andato in un giorno di ottobre, in punta di piedi, come sanno fare i più grandi e Arrigoni come i tanti lettori di Crapanzano è rimasto orfano. Questa è la sua ultima avventura. Una indagine come sempre complicata e che vede il coinvolgimento di tanti personaggi, come da manuale di autore, e con un finale davvero strepitoso.
Arrigoni e il delitto in redazione è il saluto che l’autore fa ai suoi lettori, ma è insieme il romanzo che più parla di Crapanzano, del suo rapporto con l’editoria italiana, di quel mondo che in qualche modo lui, per primo, ha dovuto capire quando ha scelto di fare il giallista, e che in questo romanzo cerca, come un padre putativo di far capire anche al commissario che deve indagare sul delitto di un redattore editoriale, stella nascente di una casa editrice che si sta facendo conoscere al grane pubblico proprio grazie al fiuto del giovane collaboratore. 
Ma Alberto Masserini viene rinvenuto cadavere proprio nel momento più alto della sua carriera di redattore e gli indizi sono scarsi, praticamente risibili. Arrigoni con fiuto e pazienza parla, si confronta, indaga e scava, anche nella vita privata del giovane e brillante collaboratore della casa editrice e qualcosa in realtà, alla fine, viene alla luce. 
Ma basta per acciuffare l’assassino? E chi voleva il giovane redattore addirittura morto?
Ambientato nella Milano del 1958 è questa l’ultima avventura di Arrigoni che ha percorso quasi un decennio; un tempo in cui il commissario è passato dalle macerie del dopoguerra, alle modernità degli elettrodomestici in casa, dalle case di tolleranza, alla mala della provincia milanese, ai panini con il bicchiere di rosso nelle trattorie dei Navigli, fino all’avvento delle redazioni delle case editrici. Quei luoghi di cultura e passione che tra la fine degli anni ’50 e la fine degli anni ’60 hanno fatto diventare la città meneghina praticamente la patria dell’editoria nazionale. E in Arrigoni e il delitto in redazione il lettore annusa e gusta proprio questo mood. Questi primi tentativi delle case editrici milanesi di imporsi più come scopritori di talenti letterari che come pubblicatori di libri. Un piccolo mondo antico che in queste pagine di Crapanzano affascina e a tratti commuove chi legge.  
È un giallo questo di Crapanzano, come tanti altri suoi, ma la volontà dell’autore di far avvicinare il suo personaggio a luoghi e ambienti del tutto estranei a uno sbirro degli anni ’50 è un po’ anche il suo testamento letterario. Il suo modo di dire addio a chi lo ha seguito e letto in tutti questi anni.
Milano e l’editoria milanese hanno perso tanto, ma i lettori potranno ancora una volta deliziarsi con l’ultima delle storie di Arrigoni e di Crapanzano, scritta come sempre con garbo, con ironia, con passione e con lungimiranza. Un giallo vero, classico, con la giusta suspense e il giusto finale, un giallo come se ne trovano ormai pochi, né più bello né meno bello di tutti gli altri libri dell’autore. Però questo è l’ultimo e va tenuto assolutamente in libreria. Anche se di solito leggete altro. 

Antonia del Sambro

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