Black hole



angelo paratico
Black hole
mursia
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Angelo Paratico, giornalista milanese di stanza a Hong Kong da venticinque anni, sceglie un compito difficile, se non addirittura arduo.
Sfidare gli americani sul piano del techno-thriller di marca scientifica. Da questo punto di vista il suo Black Hole, pubblicato da Mursia, è un raro esempio di narrativa italiana capace di ibridare generi lontani, dal giallo alla fantascienza, tangendo anche l’horror apocalittico.

Un professore universitario viene contattato da un Premio Nobel e da due scienziati cinesi. Il CERN di Ginevra rischia infatti di prendere una colossale cantonata e un loro esperimento, investimento miliardario, potrebbe essere fatale all’intero sistema solare. Il professore, che per primo aveva intuito i pericoli di una sperimentazione dissennata, si rimbocca le maniche e gira mezzo mondo a caccia di indizi, di prove, di persone disposte ad ascoltarlo. Riuscirà a dare l’allarme in tempo, prima che i buchi neri creati in laboratorio riuscchino tutta la materia?

Nozionismo e tensione, sono gli ingredienti principali di questo romanzo atipico. Atipico anche nella struttura, perché dopo tre quarti di normalità editoriale, Paratico inventa un contro-epilogo surreale che spiazza anche il lettore più scafato. È il maggior merito dell’opera, il coraggio di spaziare liberamente senza curarsi di stecchati di genere ed etichette. Un coraggio che probabilmente paga in termini di vendibilità: troppo variegato per arrivare al pubblico casuale, ma anche eccessivamente speculativo per lettori che non siano appassionati, almeno in ipotesi, di fisica, matematica dei quanti e astronomia.

C’è da dire che non sempre tutto funziona, nonostante il ritmo sia in generale ben dosato. Alcune pagine descrittive scendono molto nel dettaglio, si perdono in formule matematiche e arzigogoli scientifici. Paratico però è un giornalista, non un tecnico, e questo dettaglio gli torna utile per non eccedere. L’unico neo, etico, è allora il ricorso al cliché del gesuita, spalla dell’eroe, per propagandare, neanche troppo velatamente, una superiorità della spiritualità sulla razionalità.

L’argomento, di feroce attualità se si pensa alla cronaca recente, però intriga, le scene d’azione, più d’una, sono incalzanti, e tanto basta per sospendere benevolmente il giudizio e dare ai curiosi una chance. Il prodotto in sé se la merita.

matteo di giulio

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