Black money – Paolo Roversi



Paolo Roversi
Black money
SEM
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Black Money-La rapina del millennio, Paolo Roversi, SEM

Come sempre, Paolo Roversi introduce il suo libro in medias res, portando il lettore nel bel mezzo dell’azione, così in Black Money, la nuova indagine della profiler Gaia Virgili, si comincia in piena adrenalina: l’antropologa americana Candice Monroe si risveglia in una stanza con i piedi nell’acqua, legata e imbavagliata, in balia di un misterioso individuo che si fa chiamare Defoe, intenzionato a sottoporla a un misterioso esperimento. La donna aveva sostenuto nei suoi libri la naturale tendenza dell’uomo alla socialità e alla condivisione, Defoe intende mettere alla prova la sua utopistica fiducia nell’umanità e dimostrarle che l’uomo è ostile e crudele nei confronti dei propri simili, pertanto Candice dovrà trovare dieci persone disposte a venirle in aiuto senza sapere che è lei che dovranno salvare. Dieci anime generose e altruiste. Ma ci attende un altro colpo di scena: due omicidi, a Nizza e a Milano, di due importanti dirigenti bancari arabi. Siamo già con gli occhi inchiodati sulle pagine, nel cuore di una vicenda che si snoda tra Parigi, L’Aja, nuova sede lavorativa di Gaia, Berlino, Milano, e poi Londra e gli Stati Uniti e poi ancora…non vogliamo togliervi il gusto della suspense. Aggiungeremo solo che assisterete alla più grande rapina del secolo, la più ingegnosa e originale.

Roversi ci allestisce un ghiotto piatto, sviluppando argomenti attuali e scottanti, a partire dalle difficoltà che ancora oggi, in pieno Me too, le donne trovano nella professione, come dimostra la figura della profiler Gaia, donna tosta ma anche dotata di empatia e sensibilità, che per arrivare all’Europol ha dovuto rinunciare agli affetti personali, a una vita sociale e alla maternità, e alla quale è sempre stato richiesto di dimostrarsi non all’altezza di un collega uomo ma addirittura più brava di lui. Intorno a lei si muove una squadra di poliziotti sui generis, come l’ex legionario commissario Dominic Lamarque o il mastino ispettore Yves Favre, più abituato a grugnire che a parlare. Un gruppo eterogeneo che entra subito in sintonia col lettore, sulle orme  dei mitici Lucas e Janvier di simenoniana memoria. 

Affascinante è poi il genere di esperimento di Defoe, che oppone il pessimismo riguardo all’indole umana, quella dell’animale della giungla teso solo alla propria sopravvivenza, alla fiducia nell’inclinazione degli individui al bene. Hobbes contro Aristotele, individualismo contro senso della collettività, cosa c’è di più attuale ai nostri giorni? 

La lettura di questo romanzo non concede al lettore nessun momento di distrazione, coinvolgendolo in un’adrenalinica avventura in cui anche qualche cattivo può risultare… accattivante perché, come canta Fossati, a volte “così cattivi non sono mai”.

Ma non dimentichiamoci che Roversi è anche il padre di quell’adorabile Peter Pan di Enrico Radeschi, quindi tanta ironia, a partire dall’osservazione sul famoso monumento di Cattelan in piazza Affari, la mano col dito medio alzato, che lascia in dubbio riguardo ai destinatari: i risparmiatori, i broker o i perplessi passanti? Come Hitchcock, per firmarsi,  non potendo entrare nelle pagine di carta, Roversi inserisce un ironico gioco di citazioni, per cui Gaia è diventata famosa dopo aver scritto Psychokiller, che è il titolo del libro con cui l’autore ci ha fatto conoscere il suo personaggio di profiler. 

Ė proprio l’abilità con cui sa mischiare l’alto al basso quello che rende Roversi un maestro del thriller e rende inconfondibili i suoi romanzi: il modo in cui nobilita il genere giallo inserendo, con soave leggerezza, una sottotrama colta e raffinata in una vicenda che tra rapimenti, dark lady, omicidi spietati e rapine telematiche ti tiene col fiato sospeso dalla prima all’ultima riga.

Donatella Brusati

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