Ci sono posti come il popolare quartiere cagliaritano di Sant’Elia, ex secentesco lazzaretto, oggi sconfinata selva di squallidi palazzoni affacciati sul mare, che sembrano condannati a un tragico destino. E tutti coloro che ci vivono parrebbero costretti fin dalla nascita a intraprendere una sola strada, quella magari immeritata di delinquere. E come loro era Stella, Maristella, una splendida ed esuberante diciassettenne, una ragazza con l’estate negli occhi azzurri come il mare e il cielo quando è terso, unita all’insidioso fascino di una sfrenata gioventù sicura che tutto le sia dovuto. Una ragazza, un’adolescente ancora, dotata di una straordinaria bellezza che tutti, fin da bambina, conoscevano, invidiavano e desideravano. Una bellezza, la sua, che avrebbe dovuto portarla via, lontano, sul continente o ancora di più in volo verso la fama, la gloria. E invece…
In un giorno dove il maestrale scatenato fa mugghiare il mare, un vecchio pescatore, mentre si avvia verso la laguna, la troverà all’alba morta, raggomitolata sulla battigia tra il Villaggio dei Pescatori e il Porto Canale di Giorgino. Morta e con il volto crudelmente massacrato quasi a voler distruggere la sua bellezza e con il resto del corpo deturpato dai gabbiani.
Stella pare fosse lì per partire, lasciando dietro di sé Sant’Elia, la famiglia, gli amici, il fidanzato Samuel Bullegas, giovane boss del quartiere, ma qualcosa, qualcuno, ha decretato altrimenti.
Il perito legale stabilirà che la morte di Stella è stata provocata da un unico colpo, un fendente all’altezza dell’inguine inferto con un’arma da taglio che le ha tranciato fatalmente la vena femorale, mentre una mano diversa ha provocato post mortem le altre orrende ferite sul corpo e sul volto della ragazza per sfigurarla, quasi a volerla punire per la sua bellezza. Due diverse persone quindi?
Insomma, per riuscire a scoprire il suo assassino sarà necessaria un’indagine complicata, insidiosa e che offrirà presto troppi possibili colpevoli e false piste. Non è semplice andare a frugare nei complessi e contrastati equilibri familiari di Sant’Elia e poi c’è il resto, quella che pare la maledizione del quartiere.
Il magistrato, la dottoressa Mazzotta, che per gli affari del fidanzato di Stella sa di connessioni con la droga, opta per un’indagine bidirezionale e affida le ricerche più tradizionali sull’omicidio, quali casa, ambiente, famiglia, alla mobile di Cagliari, al comando del dottor Palamara e ai “neri cugini”, i carabinieri, già impegnati in un’inchiesta nel settore e che ipotizzano una vendetta trasversale, collegabile al locale traffico di stupefacenti. Il vicequestore Vito Strega invece, prontamente convocato a Cagliari figurerà come l’esperto di criminologia del caso, mentre ufficiosamente dirigerà la squadra di ispettrici del SIS (nucleo investigativo speciale), già note ai lettori di Pulixi e cioè Mara Rais, sarda puro sangue, bella donna, senza peli sulla lingua, sempre molto elegante, madre di una bambina, divorziata da un principe del foro locale, Eva Croce, efficace rossa, madre irlandese, trasferita in Sardegna da Milano, duramente provata da una tragedia personale e la terza, da poco inserita nel gruppo, Clara Pontecorvo, biondissima ed erculea ispettrice toscana, una stanga di 1,98, con una mole che l’ha condannata nella vita di tutti i giorni a battersi con la caccia a vestiti e scarpe.
E comunque un’altra difficilissima sfida per il vice questore e le sue donne che, per fare giustizia, dovranno riuscire a districarsi tra indizi e intuizioni e far breccia nei segreti di un quartiere impenetrabile per la polizia, costretti da subito, a fare i conti con una situazione familiare della vittima a dir poco ingarbugliata da vecchie denunce, recenti frequentazioni e sospetti, confrontandosi con i paurosi fantasmi della gente del luogo. Ma, e soprattutto, non sarà facile per Vito Strega, impegnato allo spasimo per controllare i propri, che sperava aver sepolto per sempre e invece tornano ad affiorare insidiosi. Purtroppo le voci sono tornate, ma neppure stavolta smentirà le sue straordinarie capacità .
Lui, Vito Strega , in un certo senso è un personaggio anomalo. Intanto per il colore della sua pelle. Strega è un creolo, un meticcio con due straordinari occhi verdi, figlio di un alto ufficiale di marina. Cos’è quel neo che l’affligge, magari quell’ incidente gli ha lasciato addosso qualcosa? Ma dovrebbe esserne uscito mondato da ogni responsabilità? Ciò nondimeno, cos’è quel qualcosa che non gli consente mai di abbassare la guardia?
O forse che l’unico problema sia il fatto di voler essere sempre più bravo di tanti? O un altro motivo poi per cui Vita Strega cammina o meglio sembra cantare fuori dal coro sarà perché è un uomo molto colto? Un investigatore ma anche un eccezionale criminologo, che ha scritto libri, ha studiato per anni, tiene lezioni all’università, un’eccezione nel suo ambiente lavorativo. Cosa non quadra perfettamente? E perché Sofia, la gatta nera che ormai considera la sua compagna è sparita?
Strega tuttavia è anche una persona che sa stare da solo e sopportare i propri affanni, come le proprie verità e sconfitte, senza mai rinunciare al raziocinio. Corregge quel che può correggere, schiva quello che può schivare e si ostina a cercare di capire. Capire è probabilmente la cosa che gli piace di più in assoluto, perché forse questa sua necessità di immedesimarsi e comprendere gli altri lo fa sentire bene. Come fare a ogni costo qualcosa per ottenere ciò che per lui è giustizia.
E anche stavolta, affiancando con efficacia le indagini, e incanalando le analisi degli inquirenti, riuscirà alla fine, facendo breccia negli omertosi legami di sangue e immedesimandosi anche nella contorta operazione messa in atto dai complici dell’assassino, a sbrogliare un caso molto intricato e controverso, arrivando a intuire cosa sia successo e chi abbia commesso l’omicidio.
E forse non sbaglia l’antica saggezza di nonna Rosaria, quando dice a Strega che anche se capisse il motivo non potrebbe cambiare le cose. “Solo i matti e i bambini dicono la verità e sa perché? Perché la verità è più pericolosa delle bugie e l’unica liberta che può rendere liberi è quella di Dio”. Per lei quella è l’unica realtà, un realtà che purtroppo non ha voluto concedere un lieto fine.
Pulixi, autore raffinato, ci regala questo suo lungo (oltre quattrocento pagine) e minuzioso, appassionante, tragico e sofferto romanzo noir in cui, per accompagnare e spiegare in qualche modo al lettore l’incommensurabile diversità del quartiere di Sant’Elia dove palpitano vita, sentimento e incotrollabili contrapposizioni, si serve della grafia “semifonetica” del sardo parlato a Cagliari.
Stella di mare – Piergiorgio Pulixi
Patrizia Debicke