Brividi alla Sala Gialla ovvero quando Jeffery Deaver incontra Donato Carrisi

“Siete seduti a una conferenza in una città qualsiasi, diciamo Torino, il vostro vicino vi rivolge la parola, è di bell’aspetto e sembra gentile. Conversate a lungo e alla fine, lui vi propone di andare a bere qualcosa insieme. Voi accettate. Ebbene nessuno vi rivedrà mai più. Questo è il genere di storie che mi interessa raccontare”.

Finisce con un brivido tra gli spettatori della Sala Gialla del Salone del libro di Torino l’incontro doppio del 17 maggio, coordinato da Luca Crovi di Radio 2, tra lo scrittore statunitense Jeffery Deaver e il suo fan d’eccezione, lo scrittore e criminologo Donato Carris.
Deaver, autore di una trentina di libri ad alta tensione tra cui il celebre Il collezionista di ossa, prima indagine di Lincoln Rhyme, si trova in Italia per presentare il suo ultimo libro: I corpi lasciati indietro (Rizzoli), una via di mezzo tra Thelma e Louise e Un tranquillo week-end di paura.
Donato Carrisi, autore del romanzo Il suggeritore (Longanesi), rivela di aver ricopiato intere pagine del “maestro” Deaver durante la stesura del libro per imparare la sua musicalità: “Quando lui scrive è come se componesse una partitura, tutte le pagine hanno un loro ritmo”.
Deaver ha iniziato a scrivere thriller a undici anni. Cantante folk, giornalista e avvocato, ha poi svolto molti mestieri prima di arrivare al successo con la scrittura. “Quando inizio a lavorare -spiega- penso sempre ai lettori. La vicenda deve svolgersi in un breve lasso di tempo, avere molti colpi di scena e uno o più finali a sorpresa. Ho qualche regola: non faccio male ai bambini e agli animali, non scrivo di violenza gratuita, preferisco la suspense.”
Anche Carrisi ci svela qualche segreto de Il suggeritore: “È nato come sceneggiatura per il cinema, per questo la scrittura è molto visiva. Ho raccontato la storia di un serial killer per induzione, una personalità forte che spinge gli altri a uccidere per lui, ne avevo letto in un articolo di criminologia”.
Interessante anche il rapporto tra gli autori e i loro personaggi. Deaver nel costruire un personaggio cerca di creargli quanti più ostacoli possibili: “Nel creare Rhyme, pensai a un eroe che fosse pura mente. Rhyme è quadriplegico, non può muoversi”. Mentre Carrisi costruisce personaggi normali “perché la normalità del male spaventa di più”.
Cosa temono due scrittori così profondamente thriller? Mentre Carrisi confessa la sua irrazionale paura per le bambole, il sonno di Deaver è turbato da un unico timore: che ai lettori non piacciano più i suoi libri.

camilla corsellini

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