Les femmes fatales



matteo di pumpo
Les femmes fatales
il filo
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Un romanzo intenso e molto sentito che parla dei cosiddetti crimini bianchi, ovvero di reati finanziari. Un affresco spietato, ma allo stesso tempo autoironico e davvero preciso del mondo degli avvocati di affari che si rintanano negli studi del centro delle nostre città e di Milano in particolare. Agapito Ciavola (un plauso per il nome davvero speciale), giovane avvocato alla prima esperienza su un caso scottante, si ritrova per le mani una truffa finanziaria di dimensioni bibliche per fronteggiare la quale dovrà dar fondo a tutte le proprie energie fisiche e morali, scoprendo di non essere l’angioletto che tutti credevano.
Matteo Di Pumpo costruisce un romanzo che presenta almeno tre chiavi di lettura che riescono a compenetrarsi e a creare una narrazione mai sopra le righe e mai banale. Il piano legale/finanziario è sicuramente quello più interessante soprattutto per lo stile semplice e divulgativo grazie al quale anche chi non si intende di soldi con la S maiuscola riesce a comprendere la portata di ciò che accade senza mai stufarsi o essere fuorviato.
Il secondo aspetto è quello che riguarda le donne, che come dice il titolo risulteranno fatali e che saranno però motore principale di tutte le riflessioni intime e romantiche del protagonista. Agapito ha un’anima romantica e profonda che viene fuori proprio in questi inermezzi di pura narrativa moderna inseriti ad hoc per smorzare le parti tecniche che pur essendo le migliori, a mio avviso, potrebbero essere troppo pesanti se non delimitate.
Il terzo aspetto che non deve essere trascurato è il rapporto che il giovane Ciavola ha con Milano, città bella e spietata che lo ha accolto come un figlio adottivo. Agapito è uno dei tanti professionisti del sud Italia costretti a migrare per farsi valere e trovare il proprio posto nella società e soprattutto è un personaggio che non rinnega le sue radici, ma ama alla follia la propria nuova città non senza qualche mai sopito senso di colpa.
Insomma un romanzo che, per essere un’opera prima, è maturo e ben costriuto nonostante un editing un po’ approssimativo.
Il Filo non è uno dei miei editori preferiti (chi mi conosce è al corrente di cosa penso di certa editoria), ma questa volta però ha visto giusto e il rammarico è che un editore di altro spessore non sia arrivato prima.
Ci sarà sicuramente una prossima volta.

andrea ferrari

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