Il male quotidiano



Massimo Gardella
Il male quotidiano
guanda
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A mio vedere ci sono due protagonisti nel romanzo noir Il male quotidiano di Massimo Gardella: l’ispettore di polizia Remo Jacobi, un cinquantenne disilluso, intristito dalla vita e assillato dai suoi fantasmi e il terrificante pesce siluro di oltre tre metri, con in bocca una manina infantile, che irrompe orribilmente sulla scena dal secondo capitolo.
Una brutta storia che Jacobi non vorrebbe dover affrontare, che lo sospinge nel pozzo nero delle sue ossessioni e ci costringe a scoprire l’incubo di una bimba forse divorata da una mostruosa creatura che scorrazza nei nostri fiumi ma sembra uscita dal pennello di Hyeronimus Bosch e il suo Giudizio universale di Bruges.
Una mostruosa creatura adatta a personificare il male che poi è il vero, unico nostro nemico e con il quale bisogna confrontarsi.
Il male che stavolta si crogiola oscenamente in compravendita di merce umana e
si palesa in un barbaro infanticidio con torture e stupro, coperto dall’omertà di mafie e mischiato alle atrocità di mercenari di guerre africane.
Ma Jacobi non può tirarsi indietro. Sfidando le fumose brume del pavese, ha lasciato il tepore delle sua tana, la cascina che divide con il padre, e si è recato di corsa, mentre le prime luci dell’alba rompevano la notte, in quel posto sperduto, nella confluenza, la striscia di terra sotto il ponte di ferro: il ponte della Becca dove, a monte, il Po e il Ticino, sono due corsi d’acqua fratelli, affiancati ma divisi e, subito dopo, diventano uno. Un fiume solo. Un fiume misterioso che si snoda nella pianura e fa da fondale alla tragedia.
Jacobi si sente impotente e, nonostante lo sprone del suo vice, giovane e meticoloso, i suggerimenti di una bella giornalista free-lance, rallenta le indagini, affoga nelle sigarette, beve caffè corretti, si lascia portare… Indugia e aspetta fino all’intervento di una giusta ingiustizia con il suo epilogo amaro ma indispensabile per la soluzione del caso.
Solo un mostro può sfidare e sconfiggere altri mostri.

patrizia debicke

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