Erano seduti lì da quasi mezz’ora. Di lì a poco avrebbero loro permesso di alzarsi, ma nessuno degli adulti che li stava guardando aveva voglia di arrivare a quel punto. Lo sconvolgimento recente nelle vite dei tre bambini sarebbe parso insignificante in confronto a ciò che li attendeva. Una volta che fossero usciti da lì, nulla sarebbe più stato come prima. Questa volta probabilmente il cambiamento sarebbe stato per il meglio, ma c’erano dei potenziali inconvenienti: svantaggi che alla fine avrebbero potuto superare i benefici. Era proprio questo il dilemma che il gruppo riunito intorno al tavolo doveva affrontare.
Vincitore dell’Icelandic Crime Book of the Year Award, Il cacciatore di orfani – pubblicato in lingua originale col titolo di DNA – consacra la sua autrice come la signora del thriller islandese. Yrsa Sigurðardóttir non tradisce le promesse; sa muoversi con assoluta disinvoltura all’interno del genere e riesce a costruire un intreccio articolato e credibile i cui contorni hanno il tratto inquietante di una follia spietata e morbosa. È una scrittura che non tergiversa la sua: da subito si addentra tra le pieghe intricate di una storia dal taglio angosciante e in un sapiente alternarsi di momenti dall’atmosfera drammatica e altri dal clima più disteso accompagna il lettore alla scoperta della verità. Dialoghi curati, l’immediatezza di descrizioni precise e attente, un plot interessante e mai approssimativo, danno sostanza a una trama che si svolge su più piani narrativi, in ognuno dei quali prendono vita fatti e personaggi. Con una prosa matura e consapevole l’autrice delinea senza difficoltà il carattere dei suoi interpreti rendendone in maniera vivida e autentica la dimensione emotiva; colti nei loro momenti quotidiani, nelle insicurezze, nei livori, nelle delusioni ma anche nelle speranze, i suoi protagonisti sono figure convincenti e tridimensionali. Tutti – anche se in maniera differente – diverranno vittime e pedine dell’insano delirio di una mente perversa. È un insolito quanto crudele assassino quello che nasce dalla penna della Sigurðardóttir: uno psicopatico totalmente privo di coscienza le cui mosse sono guidate da sentimenti ossessivi e distorti. Sembra colpire senza una ragione e lascia dietro di sé, oltre a uno scenario di macabra efferatezza, messaggi incomprensibili: un enigma complesso su cui sono chiamati a indagare il detective Huldar e la sua squadra.
Huldar si strofinò la faccia con forza. Le sue mani avevano bisogno di fare qualcosa, ma quando le riabbassò non si sentì per nulla diverso. Aveva nostalgia dei giorni in cui preoccuparsi dei progressi dell’indagine era un compito che spettava a qualcun altro. Quando era qualche ufficiale suo superiore a dover combattere con le domande su chi poteva ricorrere a un atto tanto brutale e se quel modo di agire poteva fornire qualche indizio sul movente dell’assassino. Ora non c’era modo di sfuggire alle responsabilità.
Responsabilità e indagini che sulle tracce di un mistero inafferrabile si intersecheranno con le vicende personali degli attori coinvolti, chiamati a fare i conti con pesanti sensi di colpa, legami traditi e aspettative disattese; un’inchiesta dai risvolti complessi che oltre alla verità, dunque, fa emergere tutta una gamma di emozioni e difficoltà relazionali con cui i protagonisti dovranno confrontarsi. Primo capitolo di una nuova e avvincente serie Il cacciatore di orfani porta a termine con successo il compito di assicurare il killer alla giustizia – svelandone identità e movente – ma lascia aperti tutti quei nodi e grovigli emotivi che hanno amplificato la tensione narrativa spingendola oltre i confini del thriller. Hanno ancora molto da dire i personaggi della Sigurðardóttir: sentimenti da esplorare, rapporti da concretizzare, scelte avventate a cui rimediare. Al lettore non resta che sperare di ritrovarli presto…
L’autrice
Vilborg Yrsa Sigurðardóttir (Reykjavik,24 agosto 1963) è una scrittrice islandese. Prima di dedicarsi alla scrittura lavorava come ingegnere civile. Scrive dal 1998 sia libri per bambini che thriller. Il cacciatore di orfani è stato primo nelle classifiche islandesi.