Contro ogni evidenza



Gianni Simoni
Contro ogni evidenza
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Contro ogni evidenza, nuovo romanzo di Gianni Simoni, l’ex magistrato bresciano che si è brillantemente riciclato a scrittore, fa parte del suo “ciclo milanese” basato sulla figura del commissario Andrea Lucchesi. Quarto romanzo milanese dunque con, come protagonista, l’ormai promosso commissario Lucchesi che si fregia di un padre toscano e di una madre etiope che gli ha regalato una pelle un po’ scuretta. E questo sembra un mezzo guaio, in una “moderna Italia” in cui la fobia razzista dilaga oggi molto più di anni fa, anche perché lui conduce una vita strana e sregolata in una città, Milano, che non piace più tanto neppure ai suoi “tifosi” e che ha smesso di sentirsi l’esempio morale e lavorativo degli italiani. E, se non bastasse, Andrea Lucchesi, non ha certo abitudini da angioletto. Il suo “vivere” è condito dal un caratteraccio ruvido, dal rifiuto di compromessi e da quel maledetto viziaccio del wisky. Insomma la sua vita non è proprio rosa. Tutto poi complicato, da quella spada di Damocle che pende sulla sua salute, sempre pronta a colpire, e dalla sua cronica e confusionaria inadeguatezza di fronte alle relazioni femminili. Niente è come appare in questo romanzo. O perlomeno, niente è come appare a prima vista. E quindi bisogna andare sempre oltre la prima impressione che può rivelarsi fallace. E questa sarà la logica e l’incaponimento di Andrea Lucchesi. La storia nasce e, come un serpente che si morde la coda, gira attorno ad un affollato ufficio postale del centro di Milano. Una strana rapina finita male con un morto, anzi una morta, una bella e giovane impiegata. Il caso viene subito bollato come un colpo sbagliato, finito male, commesso da “dilettanti” spaventati che hanno fatto fuoco per dabbenaggine. Molti colleghi di Andrea Lucchesi adottano quella tesi. Ma lui inquadra tutta una serie di illogicità, certe azioni e gesti dei rapinatori, che non gli piacciono. Vuole scoprire le tante facce dei personaggi dal tratto pirandelliano che si scambiano sul palcoscenico: il direttore di banca, il collega, il fidanzato, i compagni di lavoro, la famiglia, gli amici. Insomma è convinto che quella rapina sia solo una copertura e, contro ogni evidenza, decide di avviare un’indagine per omicidio premeditato che porterà avanti, avanti, anche a costo di andare oltre l’ovvio, anche quando il suo atteggiamento provocherà gravi problemi personali e difficili rapporti con i colleghi e i superiori. Ma chi aveva ragione? Cosa mascherava la rapina di via Vigna? Non sarò certo io a dirvelo. Per saperlo dovrete leggere il libro e arrivare fino in fondo. Non barate, vi vedo!

patrizia debicke

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