Cuba particular. Sesso all’Avana



Torreguitart Ruiz
Cuba particular. Sesso all’Avana
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Non sono mai stato a Cuba. Ho ascoltato molti racconti di chi c’è stato. Uomini sopratutto. Le donne tornano e parlano delle spiagge e del mare bellissimo. Gli uomini, chissà perché, d’altro.
Nessuno che conosco, comunque, è mai andato a visitare la casa in cui ha vissuto Hemingway; al massimo sono stati alla Bodeguita del Medio, ma non certo per amore della letteratura…
Stando da questa parte dell’oceano leggendo Padura Fuentes e tutti i libri di Gutiérrez mi sono fatto una vaga idea di come viva la gente laggiù. Poi, l’estate scorsa, ho letto Cuba Particular di Torreguitart Ruiz: la cosa stupefacente è che lì ci ho trovato le storie di quegli uomini di cui parlavo prima ma raccontate dal punto di vista dei cubani. La prospettiva cambia di parecchio, come è facile immaginare.
In queste pagine ho rivisto Gutiérrez e la sua Avana ma anche sensibilità e sensualità.
Il romanzo racconta la vita quotidiana di Isabel, padrona e tenutaria di una Casa Particular, una specie di affittacamere dove i turisti portano ogni sera le loro conquiste: una jinetera o una ragazza che deve mantenere la famiglia coi soldi dello straniero. Più discreta di un albergo perché nessuno fa domande e non ci sono mance da rifilare al portiere.
Isabel assiste a questo andirivieni di uomini con ragazze. Spesso giovanissime, che potrebbero essere sue figlie. Molti degli uomini che affittano una camera sono italiani; gente che in patria ha una famiglia, che dice di essere lì per lavoro…
Isabel scuote la testa. Le ragazze si confidano con lei e le raccontano tutte la stessa storia: cercano l’amore per andarsene o per mantenere figli e mariti. Alcune ci riescono: se ne vanno e poi magari rimpiangono il sole dell’Havana tutta la vita.
Tutte amano ballare, bevono rhum e sono affascinate da quel mondo che gli stranieri offrono loro sotto forma di dollari.
Isabel non giudica, aiuta chi può, tiene duro. Si rintana in una stanza della sua grande casa, col marito e la figlia, e fa finta di non sentire i gemiti che arrivano dalle stanze.
“Ai tempi di Batista Cuba era il casino degli americani, adesso è il casino del mondo”, afferma Isabel. Laureata in giornalismo, ha lavorato per “Telerebelde” al servizio della rivoluzione. Erano gli anni ’70, prima del muro, quando gli yankees non facevano paura e nemmeno i sovietici che avevano “adottato” Cuba. Fidel infondeva passione e coraggio e Isabel si fidava di lui. Fino a quando è arrivato il periodo speciale che ha fatto crollare speranze e certezze. A Isabel è rimasta la grande villa dei genitori in un quartiere elegante dell’Avana. La sua casa particular.
Un libro che si legge in un attimo, mai volgare, che fotografa un popolo diviso fra Fidel e i dollari dei turisti.
Il giallo, in questo romanzo, sta tutto qui, nel finale aperto: cosa succederà dopo?

paolo roversi

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