Requiem per un’ombra

Sal Puglise è un detective privato ormai vicino alla pensione: sessantatré anni e come unica compagnia Rico, un pappagallo parlante amante delle telenovelas. Solitario al limite della misantropia, Sal ha una grande passione per il jazz, che fa da colonna sonora alla sua esistenza. Come un fulmine a ciel sereno arriva un caso che potrebbe fargli chiudere la carriera in bellezza: una rapina in tabaccheria finita male. Sal si butta a capofitto nel lavoro, ma la situazione si rivela ben più complicata del previsto. Come se non bastasse, fa la sua entrata in scena Dalia, immancabile femme fatale, che lo incarica di ritrovare il fratello scomparso da anni. Il detective dovrà recarsi sino a Buenos Aires, nella patria del tango, dove il destino gli ha riservato un appuntamento cui non potrà sottrarsi.
A distanza di tre anni dal meritato successo de L’estate del cane bambino, Mario Pistacchio e Laura Toffanello  tornano con un romanzo che definire solo noir sarebbe riduttivo.
L’impianto narrativo è sì quello di genere, a cominciare dai personaggi e dalle atmosfere. A tal proposito Torino è una città che si presta bene, fatta più di ombre che di luci e molto diversa da quella che affiora dai ricordi di Sal; solo il jazz sembra ammorbidire un po’ gli spigoli del capoluogo sabaudo. Il personaggio di Sal ricorda tanto il Philip Marlowe creato dalla penna del grande Raymond Chandler: un detective vecchio stampo con il trench sulle spalle, in attesa del caso che gli cambi la vita. Non mancano abbondanti bevute, frequenti scazzottate in cui Sal ha quasi sempre la peggio e un poliziotto che lo odia e vorrebbe vederlo in prigione. Gli ingredienti del noir, insomma, ci sono tutti, ma scavando sotto la superficie vengono a galla tratti della commedia, del romanzo esistenziale e persino atmosfere inaspettatamente romantiche. Inseguendo un’ombra, che non è solo quella del protagonista.