Iniziamo facendo outing.
Suvvia, quanti di noi, raccontando le gesta dei nostri personaggi, ha utilizzato l’escamotage della finestra?
Di quella dannata finestra hitchcockiana.
Alzate la mano, anche perché anche chi scrive in questo momento dovrà procedere nella propria recensione con una sola mano.
Perché la finestra, il voyeurismo, l’osservazione dal buco della serratura sono situazioni troppo ghiotte per un autore per non sottrarvisi.
E Paolo Barili da una finestra, anzi, da UN’ALTRA finestra imbastisce un giallo che parte dai topoi narrativi per eccellenza: il femore rotto, la sedia a rotelle, il telescopio.
La prosa di Barili è gustosissima nel suo utilizzo del presente quale pretesto per il racconto al passato in prima persona.
Ed è proprio questo insistente ed insistito io ciò che aggrada il lettore e lo rende ancora più partecipe di un soggetto intricato quanto basta per non consentire di abbandonare il romanzo prima di aver letteralmente fagocitato con ingordigia qualche altra pagina per raccogliere qualche indizio o tentare di sovrapporsi a Mauro Bimotti nella sua indagine.
Musicaos confeziona il tutto con un prodotto dalla copertina che Sidney Lumet avrebbe saccheggiato con certa convinzione.
Ma non prima di aver messo qualche nota del piano di Ryuichi Sakamoto per sottofondo.
