Secondo Luca Crovi, L’ombra del campione deve la vita a una specie di scommessa fatta con Franco Forte che volle farlo partecipare alla sua calcistica Antologia Giallo di rigore…. Fu allora infatti che scoprì, stando alle date, la possibilità di un incontro e, magari perché no, un amichevole rapporto tra il grande immenso centrocampo interista Giuseppe o meglio Peppino Meazza (detto anche Balilla) e il commissario De Vincenzi, (un vero Maigret all’italiana), l’indimenticabile eroe dei romanzi di Augusto De Angelis. E da bravo ladro di storie (a detta dei suoi figli) o meglio acuto spigolatore, Luca Crovi non delude le attese dei lettori( mai avrebbe potuto) e di là riparte. Per cominciare rispolvera come protagonista della sua fiction, L’ombra del campione, proprio un giovane De Vincenzi, rendendo omaggio a De Angelis, al grande e purtroppo misconosciuto autore (il fascio imperava tarpando le ali) che aveva saputo creare nostrane atmosfere giallo, poliziesco, noir degli anni 30 e, per regalarci il suo primo giallo-thriller-noir, si tuffa di testa in una gustosa storia milanese, molto intrigante e dal sapore squisitamente retrò. E non a caso dico “sapore” perché, per tutto il corso nella narrazione, aleggiano nell’aria i profumi di tanti piatti cucinati e serviti a uno scelto gruppetto di habitués nella portineria dalla “sciura” Maria Ballerini ( fotocopia della bisnonna di Luca). E dunque leccatevi i baffi: cassoeula, busecca, torta di michelach, trippa ecc. ecc. Ma non basta perché, oltre ad aver concepito una godibile fiction, cito anche l’impagabile episodio del Capitano Nero che, da attento apprendista stregone che intende spaziare nei labirintici meandri meneghini, ci prende per mano e ci offre anche un raffinato manuale di conosciuti e sconosciuti modi di dire e di speciali usi e costumi milanesi. Per modi di dire, vedi scighera: la nebbia; ligera: la delinquenza comune così detta perché a quei tempi era disarmata; un briciul: il bottino di un furto ecc. Tra gli usi e costumi: la mitica leggenda del carcere di San Vittore costruito sulla tomba del legionario moro cristiano, contro il cui muro si allenava calciando il pallone un giovanissimo Peppino Meazza… Il ricordo della Gioconda, il tram che per trent’ anni dal 1895 al 1925 aveva rivoluzionato i servizi funebri della città: niente più cavalli, niente più blocchi del traffico, ma il sobrio decoro di una silenziosa carrozza elettrica addetta a trasportare i morti al cimitero con comode vetture, appositamente attrezzate, utilizzabili sia dalle famiglie dei defunti che dagli amici. L’accoglienza tributata dai milanesi alla fantastica musica del chitarrista spagnolo Andrés Segovia che vide il suo fantastico concerto notturno dedicato all’acqua della Fontana delle Quattro stagioni in Piazzale Giulio Cesare… L’ombra del campione si svolge nel 1928: l’anno del grande attentato a Vittorio Emanuele III; l’anno in cui entrarono in servizio i nuovi tram a Milano, vetture a carrelli realizzate dalla Carminati e Toselli, su progetto dell’americano DeWitt; l’anno (secondo Crovi) dell’incontro fra il commissario De Vincenzi e il diciottenne Peppino Meazza; l’anno in cui a Milano per la prima volta la ligera si scontrò con l’Ovra (la polizia segreta di Mussolini). E il commissario De Vincenzi torna a indagare anche sui tanti misteri che hanno contraddistinto la vita professionale e personale del mitico campione milanese, il leggendario calciatore che giocando nella squadra italiana e vincendo per ben due volte la coppa del mondo (1934 e 1938) fece sognare l’Italia. E dunque dal regalo anonimo (lo sport riesce a superare ogni porta) delle prime scarpe di cuoio con i tacchetti, agli indefessi allenamenti, fino al crollo delle gradinate dello stadio dove giocava una decisiva partita con la sua Inter (che il regime poi costrinse a una forzata fusione con il Milan, ribattezzando le due squadre unite l’Ambrosiana). Con una raffinata commedia gialla, Luca Crovi, scippando alla grande quanto gli serviva, festeggia e commemora sia l’uomo icona del calcio sport, incensato dagli italiani, che l’intrigante e indubbio fascino di una Milano alla fine anni Venti, avviluppata dalla “scighera”.
Luca Crovi è redattore alla Sergio Bonelli Editore, dove cura attualmente le serie del commissario Ricciardi e di Deadwood Dick. Ha collaborato con diversi quotidiani e periodici tra cui “il Giornale”, e realizzato la monografia Tutti i colori del giallo (2002), divenuta nel 2003 trasmissione radiofonica su Radio2. Ha sceneggiato storie a fumetti da testi di Massimo Carlotto, Carlo Lucarelli, Andrea G. Pinketts e Joe R. Lansdale. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo Noir. Istruzioni per l’uso (2013) e Giallo di rigore (2016). L’ombra del campione è il suo primo romanzo.
L’ombra del campione
Patrizia Debicke