Danilo Arona è il nostro autore in pillole della settimana.
Il libro (di un altro) che avresti voluto scrivere e il libro (tuo) che NON avresti voluto scrivere.
Città oscura di Alan D. Altieri per il suo essere così in anticipo sui tempi a venire che sono poi quelli di oggi (Alan lo ha scritto nel ’79). Per il libro mio -ti parrà strano – li amo tutti con equanime trasporto. Se proprio dovessi rimettere in modo pesante le mani su qualche mio titolo, il miglior candidato è Rock perché a tutt’oggi è ancora un testo in divenire, ma fortemente condizionato dall’essere stato concepito e scritto in periodi diversi, anche abbastanza lontani fra loro. Non è escluso che ci torni sopra, cambiandone la struttura in modo radicale, ma solo se una casa editrice se ne innamora e me lo chiede.
Sei uno scrittore di genere o scrittore tout court, perché?
Non lo so. Io spero scrittore tout court. Ma in tutta sincerità devo anche convivere con la mia metà oscura saggista che vive di cinema, cronache (di Bassavilla) “nere” ed esoterismi planetari. Il che provoca un traffico (di idee) assai congestionato.
Un sempreverde da tenere sul comodino, una canzone da ascoltare sempre, un film da riguardare.
Risposta al volo, quindi viscerale. Shining di King, All Along the Watchtower di Jimi Hendrix e C’era una volta in America di Leone. Ma, se me lo chiedi fra due ore, mi sa che i titoli cambiano.
Si può vivere di sola scrittura oggi?
Qualcuno ci riesce. Faletti lassù nella sua casa a picco sul mare sull’isola d’Elba… Ma non penso che in Italia siano tanti, soprattutto fra gli scrittori di genere. In tutta sincerità a me non piacerebbe, lo giuro. Amo cambiare, staccare, andare in giro a suonare. Il cambiamento e il movimento sono i motori della vita e anche delle idee. Se scrivi sempre, 360 giorni all’anno per 8-10 ore al giorno, a un certo punto cominci a morire davanti al computer o alla macchina da scrivere. Inizi a necrotizzarti e non te ne accorgi. Uau, uno spunto per un nuovo racconto…
Favorevole o contrario alle scuole di scrittura creativa? Perché?
Non ho nulla in contrario. Però alcune mie amiche – editor professioniste, le donne in questo sono più brave di noi – beccano subito alla prima cartella quelli usciti dalle scuole. Non so dirti se questo sia bene o male, ma sono certo che la tendenza oggi in editoria è di andare alla caccia dei talenti poco scolarizzati. Penso in verità che creativi si nasca, e non si diventi. Al massimo la scuola può divenire palestra per l’affinamento solo in presenza di un talento autentico. (paolo roversi)