Canciani sa scrivere e non gli mancano idee e humour. Stavolta, a mio parere, il piacere e il divertimento di tener dietro ai tanti personaggi e alle notizie storiche gli ha preso un po’ la mano a scapito del ritmo narrativo. Comunque la fiction c’è, con due storie – 1500 e giorni nostri – che corrono parallele, ma con svariati rimandi a fatti correlati e ad altre epoche. Comincio dai giorni nostri. A Milano, Diego Soriano, emerito professore di Brera e tombeur de femmes, viene, suo malgrado, coinvolto dal cugino di un bidello, il geometra del comune Andrea Zampogna, nelle indagini per il furto, a casa sua, di un pezzo dell’affresco settecentesco sul muro esterno della cascina, della Malgasciada – un’antica Osteria, vicina al bosco della Merlata che raffigurava il duello – a metà del ‘500 – di due briganti. Nel 1950, con la demolizione della cascina i resti dell’affresco sono stati ricoverati nei magazzini dell’autoparco “Pompeo Leoni” e di là, al momento della chiusura, sono andati ad “arredare” le abitazioni di alcuni dipendenti comunali… Il cadavere di un uomo accoltellato viene ritrovato vicino a un campo profughi. E poco lontano una misteriosa pergamena con la scritta: “Nessuna pietà per quello stolto che si crede astuto”, infilzata su una robinia con il pugnale dell’assassino. Particolare che lega il delitto all’antico affresco settecentesco della Magasciada. Cosa nascondeva l’antica Osteria? 446 anni prima, nel 1566, nel bosco della Merlata, sulle strada che da Milano porta a Varese e Como, il capitano di Giustizia prese in trappola la banda dei Legorini, al comando di Giacomo Legorini e Battista Scorlino, una masnada di briganti che rapinavano e uccidevano crudelmente i viaggiatori. I banditi, imprigionati e sottoposti a tortura, dopo aver confessato, furono condannati a morte. Ma un altro fu giustiziato al posto di Scorlino che, scampato alla cattura, si rifugiò con due dei suoi uomini nella vicina Certosa di Garegnano. Il tesoro della banda era al sicuro in un cunicolo nella foresta. Bastava fingersi innocui viandanti e lasciare che si calmassero le acque. Ma aveva fatto i conti senza l’oste. Dopo aver ricuperato un libro di grande valore e fatto sparire le tracce del nascondiglio del tesoro, ponendo a macabro segnale la testa impalata di una mula, si scontrò con i suoi compari. Risultato: tre banditi morti e un libro che cominciò a cambiare di mano, menando strage. Anche perché, frate Tommaso Chabod, membro dei Passaggisti, una combriccola di eretici pronti a cambiare gabbana, non si era lasciato ingannare. Sapeva Scarlino sfuggito alla cattura e voleva ricuperare a ogni costo il Theonoston Liber Sextus del medico e cabalista Gerolamo Cardano, un testo preziosissimo contenente studi sulla resurrezione dei morti… Ci riuscì. Ma cinque anni dopo … Torniamo a Milano e ai giorni nostri il professor Diego Soriano comincia a indagare con l’allieva Elena, fatina motociclista dai capelli turchini. Rizzo, l’uomo ritrovato cadavere vicino al campo nomadi, era un collega di Zampogna e come lui aveva portato a casa un pezzo d’affresco… Rubato anche quello. La fascinosa bibliotecaria Matilde, amante del film spagnolo vintage, sciorina una sfilza di informazioni che mettono paura. Soriano allerta Stresa il suo amico poliziotto e straordinario pittore, con l’hobby di riprodurre magistralmente dipinti di antichi maestri. Ma ci saranno altri delitti collegabili ai frammenti dell’affresco della Malgasciada perché qualcuno vuole ricuperare a ogni costo l’antico libro di Girolamo Cardano. Anche Zampogna viene ucciso. Soriano ed Elena che si erano buttati lancia in resta in un’insensata caccia al tesoro, si ficcano in guai grossi come una casa e passano addirittura per assassini. Riusciranno a sfuggire al malefico scintillare di due occhi azzurri?
Dipingilo di nero
patrizia debicke