La mia stessa legge



Ruggero Cristallo
La mia stessa legge
Rubbettino
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«Lo vedo ancora quel ragazzo. Tremava, aveva i brividi, eppure era estate. Gli occhi ruotavano come palle da biliardo, rossi e gonfi. Aveva pianto. (…) Quei due gli legarono le mani dietro la schiena e lui se la fece addosso come un bambino». Feroce e agghiacciante. Così è “La mia stessa legge”, romanzo d’esordio di Ruggero Cristallo per Rubbettino editore. Racconto crudo e diretto di una storia terribile tra i meandri oscuri del crimine. Cristallo, giornalista di nera, attinge alla cronaca per consegnarci un noir di straordinaria potenza espressiva. «Lo feci inginocchiare tra due pietre e tirai fuori una Smith e Wesson modello 29, calibro 44 magnum. La passai carica e dissi: “Non più di due colpi, che se qua ci sentono finiamo nei casini, sono ancora le due del pomeriggio”». Il protagonista, Roccuccio ù Uastat, il folle, non prova rimorso, non concede perdono. Conosce solo “la sua stessa legge”. Con lui, Nicola Mignolino, Vitino il Centralinista, Nanuccio il Sorriso e tanti altri. Schegge impazzite, ognuno per conto suo a spacciare, a rapinare e a uccidere. Insieme per dare vita a un’organizzazione «migliore della mafia, migliore della ’ndrangheta». In una Puglia selvaggia e desolata. Nel grigio di rottami d’auto, copertoni bruciati e pistole. Odore di disperazione e morte. Roccuccio ù Uastat, ormai vecchio e ammalato, racconta dal letto di un ospedale la sua carriera criminale. Racconta dei morti ammazzati, delle donne divenute vedove, dei bambini resi orfani. Il boss ricorda. Colpevole ma senza rimorsi nel cuore, forse solo qualche breve rimpianto per la vita non vissuta, torna con la mente agli anni violenti in cui con la sua banda ha portato terrore e sangue per le vie delle città pugliesi: «Non mi hanno fermato né la coscienza, né le pallottole, né le condanne. Neanche quel pitbull che ho ucciso a mani nude. O quel ragazzo che ammazzai come un cane. (…) Ho tradito e sono stato tradito. Ho pensato più volte di aver vinto la guerra; alla fine le ho perse tutte, perfino quella con me stesso. Ed ora attendo il giudizio finale». Scontri violenti, azioni sanguinarie, crimini efferati. Cristallo guarda attraverso Roccuccio un mondo cinico e terribile. E lo riporta così com’è: brutale e raccapricciante, sporco e senza regole, se non le proprie. Un’umanità degradata e abbrutita passa davanti agli occhi del lettore prendendo forma e vita grazie al sorprendente stile narrativo di Cristallo. E lascia senza fiato. Tra sgomento e terrore.

Maria Teresa D'Agostino

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