Certi libri hanno un’atmosfera precisa che sottolinea l’andamento della trama e lo sviluppo dei personaggi. In Doll Syndrome di Andrea Cavaletto regna la totale estraneità di un personaggio, denominato Orco, nei riguardi di tutta l’umanità . A causa di alcuni traumi del passato vive in una dimensione sovrapposta alla nostra, vede il suo avatar o fantasma comportarsi ancora come gli altri, ma nella solitudine minerale in cui è imprigionato non ha più alcuna empatia e ricerca senza tregua sempre nuovi motivi per umiliarsi e umiliare.
Il mostro che è in ognuno di noi può uscire in qualunque momento e mantenere l’apparenza di una vita normale. Un romanzo asciutto che non risparmia nulla al lettore, non sfiora l’orrore ma lo attraversa e decelera nei punti di massima intensità perché non sia una semplice lettura, ma un’esperienza che resta.
Prima di essere di carta, questa storia è già stata pellicola a opera di Domiziano Cristopharo. Opera che si collocava in una trilogia iniziata con Red Krokodil e conclusa da Dark Weaves. Cavalletto è uno sceneggiatore apprezzato per i suoi lavori sui personaggi di Dylan Dog, Martin Mystere e Tex. Per Doll Syndrome, ha curato una novellizzazione che, seppure nella sua brevità , presenta al meglio un incubo psichico e le perversioni di un allucinato body horror.
Sinossi: L’Orco è un ex mercenario che soffre di stress post traumatico. Disturbato, feticista, erotomane e autolesionista, s’invaghisce di una ragazza che osserva durante le pause lavoro, arrivando a sublimarla in una bambola gonfiabile su cui sfoga le proprie pulsioni. Questo rapporto malato e a senso unico, però, ha vita breve. L’arrivo imprevisto di un terzo elemento lo spingerà a rompere ogni (dis)equilibrio, in una spirale crescente di follia e dolore.