“Una trama gialla molto appassionante, ambientata in una Cagliari del 1905, con tanti personaggi divertenti e interessanti e una protagonista notevole, Clara Simon. Clara, figlia di un capitano di marina scomparso durante la rivolta dei Boxer e di una cinese del porto ha un sogno: diventare la prima giornalista investigativa italiana”. Così Stefano Jugo, responsabile marketing e social media manager per Einaudi ha presentato, durante un incontro on line, “Il complotto dei Calafati”, il nuovo romanzo di Francesco Abate.
Era presente naturalmente l’autore che ha risposto alle varie domande e curiosità di giornaliste e blogger in merito a questo libro che segue il romanzo “I delitti della salina”, giallo storico che aveva già come protagonista Clara Simon.
Quanto ti stimola l’aderenza ai fatti storici e quanto ti senti autorizzato a prendere delle licenze?
Rispetto all’aderenza dei fatti reali possiamo definirla al 95 per cento, nel senso che tutto il substrato storico de “Il complotto dei Calafati” è reale. Dopo il terremoto della Calabria (avvenuto il 7-8-9 settembre del 1905) vi sono molti atti solidali a Cagliari verso la regione colpita da questa calamità e sono tutti riportati nel libro: il gran galà , la festa popolare e la grande serata a teatro sono infatti fatti realmente accaduti con i nomi dei protagonisti di allora. Ho avuto la fortuna di trovare nell’archivio de “L’Unione Sarda”, giornale che è nato nel 1889, le cronache di allora che mi sono state di grande aiuto per trovare informazioni utili per il romanzo.
A Clara non viene perdonato di voler diventare la prima giornalista investigativa italiana, se invece che nel 1905, il romanzo fosse ambientato adesso, credi che sarebbe stato più facile?
Mi piace ricordare che Clara Simon è contemporanea di Grazia Deledda, vincitrice del premio Nobel per la Letteratura, ma anche di Paola Lombroso, giornalista, ideatrice de “Il Corriere dei Piccoli”, quindi un personaggio come Clara potrebbe essere esistito benissimo.
Oggi fortunatamente ci sono molte donne ai vertici del giornalismo; penso che sia grazie all’importante lavoro negli anni di persone come Paola Lombroso se adesso le porte alle donne sono state aperte in questo settore.
Hai incontrato davvero una “Clara Simon” nella tua vita o lei è la somma di molte donne che hai incontrato?
A dir la verità sono vere entrambe le cose. Sicuramente è pensando alla mia editor Rosella Pastorino e a mia moglie, Grazia Pili, che ho forgiato il carattere di Clara Simon. Sono due donne che, seppur diverse, hanno infatti caratteri forti e si sono affermate nel mondo dell’editoria, che sino a non molto tempo fa era prevalentemente maschile. Però c’è anche un substrato familiare che sicuramente mi ha aiutato a creare il personaggio, basti pensare che la mia bisnonna, una donna molto bella e colta, ha voluto che i suoi figli (tra cui cinque donne) si laureassero, cosa non usuale per quei tempi.
A quale personaggio ti senti particolarmente vicino e perché?
Sicuramente a Clara. Dopo aver scritto infatti dei libri dove parlavo molto della mia vita ( come “Mia madre e altre catastrofi” e “Torpedone trapiantati”), nei quali quindi ero coinvolto personalmente, sentivo il bisogno di scrivere qualcosa di diverso come appunto un giallo storico. E’ stato bello poter scrivere di un personaggio come Clara; ho costruito insieme ai miei editor questa protagonista, una donna determinata a diventare una giornalista investigativa, una donna eccezionale che mi ha permesso anche di parlare di una Cagliari di inizio Novecento e quindi delle tematiche dell’epoca.
Visto che lavori come giornalista per “L’Unione Sarda” e quindi ben sai quali sono gli argomenti di cronaca oggi, cosa si troverebbe ad affrontare Clara Simon se facesse ora la cronista a Cagliari?
Da un punto di vista della grande criminalità è una città pacificata. La qualità della vita a Cagliari è infatti molto alta. Probabilmente i livelli di criminalità in certe zone della nostra terra sono anche così elevati e raffinati da non essere immediatamente percepibili; parlo chiaramente di ripulitura di denari e, proprio in un mio romanzo “Così si dice”, ho affrontato questa problematica. Clara Simon, in alcune zone della Sardegna, dovrebbe forse fare i conti anche con il traffico di armi ma a Cagliari invece si troverebbe ad avere a che fare quotidianamente con una media e piccola criminalità molto diffusa e legata al mondo delle sostanze stupefacenti.
MilanoNera ringrazia Francesco Abate e la Einaudi per la piacevole chiacchierata