Giancarlo De Cataldo

Incontro con Giancarlo De Cataldo a “Tutti i colori del giallo” di Massagno. Sono in uscita per Minimum fax l’antologia Anteprima nazionale – Nuove visioni del nostro futuro invisibile che contiene il suo racconto La storia unica e la versione tedesca di Romanzo Criminale.  

Quando è nata la passione per la scrittura?
Fin da bambino, da quando avevo circa sette anni. Ero attratto dai film d’avventura e dai romanzi di Emilio Salgari.

Come concilia la sua professione di magistrato con lo scrivere?
Benissimo, dedico a entrambi il tempo necessario. Lavoro molto e ciò richiede una grande abilità nel disciplinare i tempi.

Si ispira al suo lavoro quando scrive?
Non proprio, anche se è un grande laboratorio dove si conoscono molti tipi di umanità. L’ispirazione nasce dallo studio, da un’emozione o da qualcosa che mi colpisce in un particolare momento, anche sul lavoro.

Partecipa alla stesura delle sceneggiature tratte dai suoi scritti, è soddisfatto del risultato?
Sono due lingue diverse, mi piace la lingua del cinema anche se non mi aspetto una trasposizione fedele del libro, so che c’è un tradimento. Partecipo volentieri alla sceneggiatura così la tengo sotto controllo. 

Cosa pensa del film “Romanzo criminale” realizzato da Michele Placido, e quale è stato il suo contributo?
Mi piace, ho collaborato alla sceneggiatura. Per realizzare il film Michele Placido ha radunato gli attori e ne hanno discusso a lungo insieme. Io ero la Corte di Cassazione, si rivolgevano a me solo in casi estremi.

E della serie televisiva?
Mi piace molto. E’ una serie fresca e ribalda con un grande regista (Stefano Sollima), è l’esempio che si può fare televisione non noiosa e con un buon ritmo.  

Recentemente a Roma c’è stata una polemica per il fatto che i ragazzi portano i coltelli perché lo hanno visto fare in Romanzo Criminale. Cosa ne pensa?
E’ una boutade del sindaco Alemanno giustamente preoccupato per l’ordine pubblico. Sarebbe un guaio se uno scrittore si censurasse quando scrive.

Come mai ha deciso di scrivere a quattro mani “La forma della paura” con Mimmo Rafele?
Perché l’idea ci è venuta insieme. Lo sceneggiatore Mimmo Rafele e io siamo amici, mi sono divertito molto a scrivere a quattro mani e penso che lo farò ancora in futuro. 

Torneranno Scialoja e Patrizia (in un eventuale prequel)?
Non ci ho ancora pensato…

Lei è molto generoso nel concedere frasi per fascette di libri, prefazioni e quarte di copertina, come mai?
Buoni libri se ne scrivono parecchi e è giusto farli conoscere.  Lo faccio anche per alcuni esordienti che mi hanno chiesto consiglio, e che hanno una buona base di scrittura. Bisogna dare una mano agli esordienti e io lo faccio ricordando con quanta fatica mi sono fatto conoscere. Quando ricevo dei manoscritti nel limite del possibile li leggo e do anche consigli per l’impostazione del testo e la scrittura.

Ambretta Sampietro

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