Un noir ambientato in Sicilia che parla di mafia, di favori agli amici, di omertà e intimidazioni non rappresenta certo una novità. A rendere diverso questo romanzo, opera prima di un insegnante siciliano trapiantato nell’hinterland milanese, è il fatto che le malattie endemiche che affliggono la sicilianità qui fanno semplicemente parte del paesaggio. Entrano nella storia solo perché in Sicilia al condizionamento di certi poteri non si sfugge, proprio come in Lombardia d’inverno non si può sfuggire alla nebbia.
La vicenda, ambientata nell’infuocata, e non solo meteorologicamente, provincia di Marsala, ha come protagonisti due fratelli: il forte, rispettato e colluso Giovanni e il fragile, sottomesso, infelicissimo Giuseppe. Due figure da tragedia greca, legate da sentimenti opposti, ma ugualmente tenaci e distruttivi, che qualcuno riesce a manipolare. Con una simile premessa e su uno scenario impregnato fino al midollo di violenza fisica e degrado morale, l’epilogo non può essere che tragico.
Più che un noir, questo romanzo è un affresco del profondo Sud così vivido, pur con le inevitabili ingenuità e gli eccessi di ogni opera prima, che in ogni pagina si ode lo stormire degli ulivi e si annusa l’odore del sangue. (adele marini)