Ce l’aspettavamo implacabile e pronta a ferire questa drammatica successiva quarta  puntata. Dentro di noi lo sapevamo ed eravamo là in attesa e con il cuore in gola dalla fine del terzo capitolo, Una lettera per Sara , in cui Maurizio de Giovanni con la consueta e intrigante destrezza, aveva introdotto la febbricola di un povero bambino, appena poche linee con un Pardo semi maniacale che quasi di nascosto, per non avere scrupoli, faceva fare delle analisi… E da quando poi in quella sera di pioggia Viola gli disturbava la cena, raggiungendolo stravolta al ristorante con quel  foglio di carta con l’intestazione del laboratorio di analisi…
E ora anche noi sappiamo tutto, la spaventosa e tragica verità . Ora anche noi sappiamo che Massi morirà , dovrà morire, questa è l’implacabile condanna dettata da una diagnosi.
Diagnosi crudele e che descrive un nefroblastoma violento e avanzato, un tumore di Wilms. Le sue dimensioni e l’attuale ritmo di crescita non lasciano speranze. Cosa puoi sperare quando un tumore di dieci centimetri per sei ha subdolamente infiltrato il rene sinistro, la vescica e i linfonodi paravertebrali di in un bambino di dodici chili e ottantaquattro centimetri? Il che tradotto in parole povere, semplici, tragiche ma comprensibili significa che oltre a non essere operabile, non è curabile. Non esiste alcuna terapia e la letale diffusione della malattia ha già imboccato un cammino a senso unico, senza ritorno. Unico minimo conforto la pet therapy con Boris, il gigantesco bovaro bernese. Per Massi buono, però. Molto buono….
Per il resto invece presto sarà solo il nulla. Ineluttabile, definitivo. E il dolore che, anche se in qualche modo si deve riuscire a condividere, è sempre solo disumano e insopportabile. Possibile tuttavia che un lampo di incertezza nello sguardo della primaria sappia offrire una forse irraggiungibile sponda a sua nonna, a Sara che non intende rinunciare a battersi per salvare la vita del piccolo Massimiliano. Uno sguardo che potrebbe essere in grado di farle intuire qualcosa?
Può succedere che qualcosa di inatteso si dimostri in grado di far tornare a galla lontani segreti? In grado persino di arrivare a riaprire delle porte del passato che sembravano ineluttabilmente sigillate? Succede. E in un lampo Sara, la donna invisibile e impenetrabile si trova  catapultata indietro nel tempo. A quel giorno in cui ha incrociato per la prima volta due occhi straordinari e indimenticabili. Occhi che oggi riemergono con prepotenza da quell’oscurità che ha nascosto fatti lontani. Occhi diversi molto particolari e che Sara ricorda bene. Quelli che tanti anni prima aveva voluto dimenticare, occhi che avevano intimorito e ingelosito persino il vero uomo della sua vita, il suo capo e compagno.
Napoli, 1990. Era caduto il muro di Berlino, gli stati satelliti dell’URSS entravano in crisi , il mondo intero pareva sgretolarsi e in Italia erano esplose le contestazioni sotto l’egida dei movimenti studenteschi.
A Napoli la città era in subbuglio per la vista del pontefice, l’innovatore, sempre rivolto ai giovani e colui che voleva cambiare i polverosi valori della cristianità . Lui, papa Woityla, il papa polacco Giovanni Paolo II. Ciascuno ha prestato la propria opera e ora tutto è pronto per riceverlo con la città tutta schierata a festa. Il pontefice deve tenere una conferenza anche all’ Università …
Nel 1990 Sara Morozzi, detta Mora, ha 27 anni e da poco è stata inserita per le sue peculiari caratteristiche – volontà d’acciaio e una straordinaria capacità di leggere a distanza le parole sulle labbra delle persone e interpretare il linguaggio del corpo che la rendono eccezionale – come membro attivo della più segreta unità dei Servizi comandata da Massimiliano Tamburi. A lei e a Bionda, la sua bella e giovane collega Teresa Pandolfi, verrà affidata una missione importante molto delicata. Seguire un gruppo di studenti romeni contestatori. Hanno le competenze e le possibilità . Potrebbero trasformarsi in pericolosi terroristi. E proprio in quei giorni, durante un suo pedinamento, Sara incrocia per la prima volta quello sguardo, quegli occhi. Occhi come i suoi. Occhi che tradiscono un misterioso dolore e invece rivelano sincera umanità . E sono indimenticabili occhi che la vedono, la fotografano e l’accuseranno.
In una trama concepita con la minuzia e la perfezione di un meccanismo a orologeria, Maurizio de Giovanni va a frugare in certi sporchi segreti della memoria collettiva di un Paese, cogliendo occasione per riportare alla luce pericolose ambiguità . E non si tira indietro. neppure davanti ai drammatici intrighi che hanno sporcato la storia italiana più recente. Anzi alza la saracinesca e racconta i segreti, le passioni e le scelte di una giovane Sara. E persino di quella volta quando Sara non voleva ubbidire agli ordini…
Così Sara oggi, ex agente della più segreta unità dei Servizi,. con le lancette dell’orologio che volano indietro si ritrova a fare i conti con quanto fece e non fece la Sara di allora. Oggi quella stessa donna, diventata una nonna dai capelli grigi , resa anonima dalla mancanza di trucco, tanto da apparire quasi invisibile, dovrà  trovare il modo di riagganciarsi a ogni costo ai ricordi di quella lontana stagione per parlare, giustificarsi, spiegare e farsi credere per riuscire almeno stavolta a riscrivere il destino al contrario.
Gli occhi di Sara – Maurizio de Giovanni
Patrizia Debicke