Caligola. Impero e follia



Franco Forte
Caligola. Impero e follia
Mondadori
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Nel suo nuovo romanzo storico Caligola. Impero e follia in uscita oggi nelle librerie, Franco Forte ci presenta il suo Caligola, al secolo Gaio Giulio Cesare, quando aveva meno di cinque anni, a fianco di suo padre, Germanico, durante una campagna militare in Germania, la terra che gli aveva regalato il nome. Ci dice che Gaio era il terzo figlio maschio di Germanico Giulio Cesare, l’erede designato della stirpe Giulia Claudia, il potente generale delle legioni romane sul Reno, primogenito di Druso e di Antonia (figlia di Marc’Antonio e Ottavia la sorella di Augusto), che era stato adottato dal prozio Augusto e dallo zio Tiberio, fratello del padre.
Il piccolo Gaio, continua e tangibile presenza infantile al fianco del generale, divenne subito la mascotte dei legionari che l’amarono e che gli dettero il soprannome di Caligola perché, come loro, portava e porterà sempre le “caligae” o caligulae, i possenti calzari militari.
Caligola adorava suo padre di cui pensava, con caparbia mente infantile, che nulla potesse intimorirlo, tranne la “mamma”, sua moglie Agrippina figlia di Agrippa e di Giulia. La bella Agrippina, madre dei suoi figli, che avrebbe voluto, come tanti nell’esercito e a Roma, il marito Germanico imperatore, al posto dello zio…
Leggiamo di una palestra durissima per un bambino piccolo sempre in mezzo ai legionari, una palestra che insegnava alla svelta tante cose buone e cattive: come  farsi giustizia,  battersi ma anche la sessualità sfrenata e predatrice dei soldati. L’accompagniamo ad Antiochia, la terza città più grande del mondo, quando a sette anni si trovò di fronte alla morte del padre e alle scelte umane e politiche di sua madre che non gli piacquero.
Scoprì allora che suo padre era stato avvelenato perché essere un grande e famoso guerriero acclamato da tutto l’esercito suscita invidia e fa ombra a chi governa. Giurò vendetta ma per compierla doveva far sua la regola dettata da Lucio Anneo Seneca: È davvero potente chi ha il pieno controllo su se stesso, non sugli altri.
La rispettò e, da quel momento cominciò a fingere e a tacere, si fece occhi e orecchie, guardava e ascoltava. Imparò a infilarsi dei cunicoli dell’aria calda, a spostarsi di nascosto per i corridoi dei palazzi imperiali, dove sentì di delitti, di macchinazioni e di orribili congiure. Aveva capito che per lui l’unico vero segreto per sopravvivere stava in quanto riusciva a sapere degli altri.
Visse con la bisnonna, Livia, fino alla sua morte, poi con la nonna Antonia.
Dovette assistere impotente all’allontanamento dei fratelli maggiori e dalla madre per mano del crudele Seiano. A quindici anni fu chiamato a Capri dove restò fino ai ventidue sotto il perenne controllo del prozio, Tiberio che, nonostante fosse vicino agli ottanta, era ancora vigile, vigoroso e spietato. Una scuola sempre più dura, ma che lo portò a prepararsi la strada, a stringere utili alleanze, a eliminare senza rimorsi il vecchio imperatore e, a venticinque anni, a sedere al suo posto acclamato come princeps sul trono di Roma.
In un continuo avvicendarsi di avvelenamenti (ne uccide più una tazza di veleno che la spada), altri delitti, congiure, intese di comodo e continui tradimenti, mentre dominano la cupidigia di potere e la lussuria più sfrenata, volano le pagine di Caligola, Impero e follia, che mi pare non debba certo invidiare la immaginaria epopea fantasy Cronache del Ghiaccio e del Fuoco di George R.R. Martin e – caso straordinario o no? – guardando il busto di Caligola giovinetto si nota  l’incredibile somiglianza con l’attore irlandese Jack Gleeson che, nella serie televisiva Il trono di spade tratta dalla  celebre saga, ha interpretato Joffrey Baratheon, il giovane re folle.
Una rivisitazione nuova e originale della leggenda dell’imperatore più odiato della storia. Ma aveva veramente meritato Caligola una fama tanto spaventosa in appena  quattro anni di regno? Sappiamo che è stato molto amato e all’inizio pare che abbia governato bene. Fu liberale con il popolo, diminuì le tasse per tutti.  I moderni studiosi gli riconoscono abilità strategica e militare che gli fece utilizzare meno e meglio le legioni, garantendo le frontiere dell’impero con un minimo dispendio di uomini.
Poi… mah ? Certo è che il potere è pericoloso, mette su un piedistallo, crea sospetto e soprattutto invidia. La gravissima malattia che lo tenne lontano dalle scene, fu quella a cambiarlo? Fu forse una malattia degenerativa?
O fu colpa della morte della sorella Drusilla? Drusilla l’unica della sua famiglia che l’abbia veramente amato senza secondi fini? E sempre al suo fianco Misenio, amante, amico e più. Ma il senato tramava. Voleva liberarsi di un tiranno diventato scomodo, che pretendeva di essere trattato come un dio.
Fu assassinato a soli 29 anni da un gruppo di pretoriani comandati da Cassio Cherea che aveva conosciuto da bambino in Germania. Poi…

 

Patrizia Debicke

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