Non sta al porco dire che l’ovile è sporco



Florent Couao-Zotti
Non sta al porco dire che l’ovile è sporco
66thand2nd
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Non c’è pace per Smaïn, businessman libanese di stanza nel Benin. Va bene la sua enorme disponibilità di denaro proveniente dallo spaccio di droga, va bene l’intricata copertura a livello politico, ma il pulsare che sente in mezzo alle gambe, unito al suo senso di onnipotenza lo hanno portato davanti a un gruppo di persone armate di coltelli e machete. Che non stanno esattamente per cantargli la canzoncina di buon compleanno. L’uomo è in compagnia di due puttane. E anche loro, per quanto nei guai come lui, non lo amano come la cosa più bella della loro vita. Anche perché ritengono che Smaïn abbia appena fatto uccidere brutalmente e mutilare una loro collega-sorella, Saadath, per averlo derubato di una valigetta gonfia di cocaina. Presto passata nelle grinfie di una delle due che l’ha voluta scambiare per “una paccata di denaro” per dirla alla Fornero.

Tutti cercano tutti. Anche perché in scena sono già entrati un ispettore e un commisario.

Non sta al porco dire che l’ovile è sporco è il battesimo noir (anzi, B-Polar secondo il nome della collana) della 66thand2nd, casa editrice romana con poche candeline alle spalle ma due gambe che hanno da subito dimostrato di saper camminare bene. E dentro questo nuovo polar (la corrente francese del giallo che unisce il puro spirito indagatore alle atmosfere roadie delle storie in cui maturano ammazzamenti, truffe, rapine e via dicendo.

Le note di copertina ci informano che l’autore, Florent Couao-Zotti, è un giornalista, drammaturgo, sceneggiatore nonché scrittore di 46 anni proveniente dal Benin e con un deciso seguito in terra di Francia, dove peraltro si può fregiare di un premio targato niente meno che Gallimard. E anche più modestamente tra i confini italici gode già di ottima critica se un autore come Giancarlo De Cataldo ha parlato su Repubblica del libro come di «una narrazione sfolgorante, ribalda, a tratti francamente cinica, abile nello stemperare nel grottesco la crudeltà della materia trattata». Il romanzo si legge a velocità supersonica, come senza freni è la folle esistenza dei protagonisti. Sesso e grand guignol riempiono a gran forchettate il piatto, degli inseguimenti si perde presto il conto, il profilo degli attori si fa vieppiù folkloristico da rasentare la patina fumettistica. Ma niente è fuori posto. Sì, forse un eccesso di spiegazione ogni tanto da parte dell’autore, ma niente che non possa ricondursi alle naturali zoppie di un’opera prima del genere. La storia diverte, very pocket, readable and page turner come dicono gli anglosassoni per esprimere il nostro “cotto e mangiato”. L’incastro funziona e così la costruzione del climax narrativo.

Ha tutto, ma proprio tutto, per diventare un bestseller. Anche al cinema. Però, avviso ai naviganti, non scomodiamo Jean-Claude Izzo. Visione sociale e trasporto umano non lo permettono proprio. Magari sì il pulp (o quello che ne è rimasto). O mamma Hollywood.

Corrado Ori Tanzi

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