Il principe Gian Maria Ildebrando Del Monte Tarquinia è un nobile romano dal passato tumultuoso, appassionato di misteri e di filosofia, cultore del bello. Il suo casato, risalente al XIII secolo, ha sempre vissuto nella Città Eterna. Dopo una gioventù da scavezzacollo, contravvenendo ai dettami materni – l’arcigna principessa Domithia Colonna – e alle regole non scritte del suo ambiente, sposa una giovane borghese “di bellezza liliale” – Gloria Palazzoli.
Gian Maria si imbatte in un delitto dai contorni inquietanti. La contessa Maria Ludovica Romano della Gherardesca – per gli amici Luvi – viene ritrovata accoltellata nel sottoscala di un atelier in Via Margutta, ove espone un pittore avanguardista – Boezio de Martin – proprio mentre è in corso un vernissage.
Gian Maria e la moglie, unitamente al maggiordomo Oliver, iniziano a indagare sulla vicenda i cui contorni si fanno da subito torbidi: il team investigativo così improvvisato scopre che le ragioni della morte di Luvi sono da ricercare in un passato fatto di connivenze, politiche e religiose, scandali sessuali soffocati, laidi mercimoni.
Solo l’aiuto di un alto prelato, molto potente in seno alla Santa Sede, permetterà a Gian Maria e compagni di fare luce sulle ragioni del brutale delitto, scoperchiando una rete di vizi privati e sordide bugie che coinvolgono anche i più alti vertici delle istituzioni.
La lotta che Gian Maria ingaggia è con il concetto stesso di verità, che non sempre si coniuga con quello di Giustizia. Gian Maria è un moderno Don Chisciotte, un impavido sognatore che – per affrancarsi da un passato da discutibile damerino – non esita a mettere a rischio la propria vita. Ha ideali elevati, è nobile d’animo oltre che di lignaggio e – soprattutto – è alla ricerca di un senso più profondo dell’esistenza.
Si apprezza il tentativo di dare tridimensionalità al personaggio e la capacità del narratore di rielaborare e interpolare alcuni famosi casi di cronaca giudiziaria che hanno scosso la “Roma bene”. L’autore, in effetti, è stato procuratore aggiunto presso la procura capitolina, responsabile della DDA romana e poi dell’antiterrorismo, e come tale ha avuto modo di investigare su alcuni dei casi più eclatanti degli ultimi quaranta anni, dalla scomparsa di Mirella Gregori e Emanuela Orlandi, al caso Ocalan, dall‘affaire Marrazzo all’inchiesta sulla P3 fino alla controversia internazionale relativa i due Marò arrestati in India, solo per richiamare le inchieste più mediatiche.
Ne esce un quadro vivido, particolareggiato – torbido e al contempo affascinante – della Città Eterna, con la sua “grande bellezza”: la vera protagonista di questo romanzo, che potrebbe essere il primo di una serie tutta dedicata alla coppia di investigatori dai nobili natali.
Il libro in una frase
“La verità assoluta” rispose Gian Maria” è un concetto filosofico. Ma quella che cerco io è una verità storica, anzi una verità di cronaca. E purtroppo di cronaca nera”