Morte a Breslavia



marek krajewski
Morte a Breslavia
einaudi
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1934. Chi ha sventrato sul treno Berlino-Breslavia, la zoppa baronessina Von Malten, riempiendole il ventre di scorpioni vivi dopo averla stuprata? Il commissario Mock, frequentatore di bordelli per compensare il desiderio di un’irraggiungibile paternità, e l’ispettore Anwaldt, orfano, alcolista col terrore degli insetti e da sempre alla ricerca di un padre, indagano basandosi sui deliri di un chiaroveggente ebreo.
Stavolta non ci sono ragioni strutturali o stilistiche: Questo libro non mi è piaciuto, e basta. Un intreccio confuso che sembra solo il pretesto per illustrare vari esempi di crudeltà, depravazione ed efferatezza, troppi personaggi ugualmente ripugnanti, una trama statica, fatta di episodi che si affastellano senza far procedere il racconto.
L’autore non sa se rincorrere le lusinghe del romanzo archeologico, di quello storico (nel sottogenere sadomasonazi), di quello psicologico: così ramazza il peggio di ciascun genere, e vi inserisce per l’occorrenza tipi invariabilmente sgradevoli e antipatici.
Ca va sans dire, dato che non siamo in un libro di Ben Pastor, i tedeschi sono tutti torturatori sadici e crudeli, gli ebrei fanno una pessima fine, generalmente raccapricciante, i nobili (tedeschi) sono opportunisti, degenerati e destinati a perire. E anche i protagonisti (tedeschi) passano i loro brutti quarti d’ora.
Alla fine le cose si complicano fin quasi al delirio e la soluzione non soddisfa nessuno: il colpevole è talmente anonimo da rimanere evanescente e le ragioni dell’omicidio tanto astruse da essere ridicole. La coda dell’ultimo capitolo è inutile e serve solo per fomentare nel lettore una sensazione di angoscia che la trama di per sè non produce.
Insomma, “Morte a Breslavia”, una volta spogliato delle violenze, delle torture e degli scarafaggi, rimane un libro brutto e semplicemente insulso, scritto da un autore cui si dovrebbe consigliare di cercare modi meno tediosi con cui sfogare la propria antipatia nei confronti del popolo tedesco.

donatella capizzi

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