Dopo Terra di sangue Karin Brynard non ha deluso le aspettative, decisamente alte, con il secondo romanzo pubblicato in Italia I nostri padri (E/o). Il racconto del Sudafrica contemporaneo continua e cresce. Se nel primo racconto l’autrice si era concentrata su una terra di confine stavolta ci proietta nel cuore di questo territorio ancora in lotta con il passato, l’apartheid e i suoi strascichi.
Da un lato ritroviamo il capitano Beelsaar a Città del Capo, in quella che doveva essere una breve visita al suo vecchio capo ma che si trasforma in un’indagine in borghese. Dall’altro capo della storia c’è Ghaap, il sergente pupillo dell’ispettore, che ha deciso di trasferirsi a Soweto per fare carriera.
Le due storie parallele si intrecciano con le telefonate che i due si scambiano man mano che il racconto si sviluppa. Beelsaar era partito dal Kalahari in direzione Capo per trascorre le sue ferie con Blikkies, un suo ex collega ormai in pensione. La morte improvvisa dell’amico e l’omicidio di Elamana du Toit saranno il pretesto per mostrare ancora una volta come nel paese ci siano una serie di questioni irrisolte.
La Brynard mostra soprattutto le tensioni, le discriminazioni, i pregiudizi che persistono tra comunità afrikaner e persone di colore e viceversa. A rappresentarle sono le persone che il capitano incontra per parlare dei due casi, da una parte c’è Qhubeka, la poliziotta sudafricana a capo delle indagini, dall’altro lato ci sono persone come Rea du Toit, questa anziana donna convinta che esistano due mondi separati, un loro e un noi che non si incontreranno mai realmente.
Nei dialoghi, nelle descrizioni e persino nelle uccisioni viene illustrata questa separazione nel paese che per molti doveva essere il simbolo dell’integrazione e del superamento della storia difficile del Sudafrica.
In questo romanzo conosciamo meglio Beelsaar, la sua vita personale è un disastro e in questo racconto si capisce come mai. Le linee narrative parallele infatti ci portano a Soweto, dove Ghaap il pupillo di Beelsaar si è trasferito. Oltre a mostrarci quest’altro volto del Paese incontriamo Gerda, l’ex amore del capitano nella sua quotidianità, nel suo dolore presente e passato. la sua storia con Beelsaar è già naufragata ma c’è una storia nella storia che scopriamo nei ricordi dei due personaggi e scoprendo cosa sta per accadere a Gerda.
Sono 539 pagine che leggerete senza sforzi, ma che contengono un ritratto di un Sudafrica contraddittorio, violento, apparentemente senza soluzione e pericolosamente teso, dalla storia pesante. Il Paese che doveva essere l’esempio, la speranza di qualcosa che non si è però nei fatti mai realizzato.
Tutto il resto è una storia ben costruita con un ritmo un po’ meno rapido del precedente ma in cui si riconosce l’analisi e la conoscenza da giornalista dell’autrice.
I nostri padri – Karin Brynard
Eleonora Aragona