La spiaggia – Megan Goldin



Megan Goldin
La spiaggia
Einaudi
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Se c’è un concetto che questo romanzo avvalora, riguardo ai processi, è che un reato di omicidio mette tutti d’accordo, mentre invece con lo stupro la faccenda si complica. Ci sarà sempre, anche nell’angolo più recondito, il sospetto della malafede della vittima; di una vendetta o di un pentimento tardivo. Lo spettro di un pregiudizio che andrà a oscurare il reale svolgimento dei fatti.
La spiaggia di Megan Goldin è un thriller che affina la tecnica suggestiva del rapido cambio di narratore, esterno e interno, con l’alternarsi della terza persona alla prima. Il che sortisce un ottimo effetto di “lettura immersiva” e imprime una marcia supplementare alla suspense. 
La protagonista, Rachel Krall, è la conduttrice di una nota trasmissione radiofonica, a carattere giuridico, che viene diffusa via Internet. Grazie al suo scrupolo, in una delle prime puntate è riuscita a far scarcerare addirittura un innocente. La sua è una voce conosciuta, alla quale però nessuno riesce ad associare un volto, cosa che le permette di gestire il clamore. 
Non tutti la amano. I suoi articoli sono scomodi, accumulano più di qualche frizione. Sono Rachel Krall e questo è Colpevoli o innocenti?, il podcast che vi fa entrare nel recinto dei giurati. L’ombra della querela è dietro l’angolo, ma Rachel ha imparato a conviverci.
Per la terza stagione del suo podcast, la giovane donna si reca nella Carolina del Nord ad assistere a un processo contrastato. Scott Blaire, stella nascente del nuoto con velleità olimpiche, è  accusato di avere violentato una sedicenne, la nipote del capo della polizia. Tutti sanno il nome della vittima, sebbene il goffo tentativo di mantenere il riserbo. E sparlano, neanche a dire!
Appena Rachel giunge a Neapolis, però, inizia a ricevere delle lettere anonime. Che si palesano nella maniera più impensata, quasi se qualcuno non solo la conoscesse, ma addirittura la seguisse. Rachel è considerata una sorta di ultima speranza per i cittadini delusi dalla giustizia, sicché l’autrice delle missive, che si firma col nome di Hannah, vuole a tutti i costi che lei indaghi sulla morte della sorella Jenny. Un decesso avvenuto venticinque anni prima, proprio in quella stessa cittadina. La convinzione che sia stata uccisa è granitica.
È Hannah a questo punto a parlare, in prima persona, di una storia di povertà e degrado. Che l’ha coinvolta direttamente nell’infanzia; che ha calpestato la dignità di Jenny, facendo passare la sua morte per un accidentale annegamento. I capitoli in cui Rachel si esprime nello stile del podcast, si alternano proprio alle sue parole. Una sorta di Eleanor Oliphant sta benissimo, per citare la penna geniale di Gail Honeyman, che invece bene non sta. Affatto.
Quando il processo inizia, con le carismatiche figure dell’avvocato dell’accusa e della difesa, il legal thriller si fonde alla spiacevole sensazione che in quel posto si nascondano dei mostri. Senza un briciolo di morale, da stanare e rendere inoffensivi. Per troppo tempo chi sapeva ha taciuto.
Rachel si lascia coinvolgere da Hannah, totalmente. A costo di fare mille congetture, e il lettore con lei. Al prezzo di mettersi in pericolo pur di fare chiarezza, sia sul processo che sugli eventi accaduti anni prima. I due drammatici fatti di cronaca s’intrecciano, passato e presente ristagnano senza una guida, in un luogo che si è macchiato di torti orribili.
Un thriller da leggere, adrenalinico e ricco di colpi di scena. Nella realtà, così come nella finzione, sono sempre i più deboli a soccombere. E forse è qui che scaturisce il lato umano, che ci fa commuovere seppure davanti a un genere che dovrebbe, in teoria, attingere a una grande dose di fantasia. L’orrore, semplicemente, risiede nella cattiveria. Molto più vicino e palpabile di quanto non si creda.

Cristina Biolcati

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